Elogio del disarmo,perché se c’è guerra non c’è speranza

di Enrico Peyretti

Le armi non difendono, ma coinvolgono nel delitto. Lo dico tremando, ma perché vedo che è vero. La politica (anche se di forma democratica) che si identifica con il potere e non con il bene della vita comune, è ammalata grave di armismo: gli stati si identificano con la forza militare, che celebrano nelle feste nazionali come il santo protettore: idolatria, stoltezza, grave colpa culturale e storica. Non si abbandona la vittima, certo, si fa tutto quello che si può, anche assumendosi responsabilità, ma la si difende anzitutto col prevenire la fede nelle armi, con l’educarci come popoli alla difesa mediante la dignità doverosa della disobbedienza alla prepotenza.

Questa forza viva è nei popoli ma è tenuta nascosta ai popoli dalla politica, che vuole apparire sovrana protezione, ma conosce solo i mezzi della morte contro la morte. Infatti, sempre fallisce: la guerra sempre fallisce, anche di difesa (specialmente oggi sulla soglia della fine nucleare della storia). No alle armi aggiunte alle armi, sì alla vicinanza e presenza umana accanto a chi soffre, con la coscienza umana e il coraggio superiore allo strumento mortale. L’aggressore vuole sottomessi più che morti, e non li troverà, se impariamo la storia effettiva della resistenza popolare nonviolenta storicamente efficace. Basta studiare la storia vera per fare vera storia umana.

Coraggio, aiutiamoci!