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Radicarsi nel nuovo

Con un gruppo di credenti appartenenti a diverse confessioni cristiane è maturata una valutazione spirituale, ecclesiale, socio-politica del tempo che stiamo vivendo.  
Dal lavoro è nato un testo: 
“Radicarsi nel nuovo“, un tentativo di lettura che parte da una realtà circoscritta (la Lombardia) per indirizzare alcuni spunti alle comunità e sollecitazioni per un impegno.

Siamo un gruppo di cittadine e cittadini appartenenti a diverse confessioni cristiane che in queste settimane segnate dalla pandemia da Covid-19 ha condiviso in maniera libera e pensata alcune riflessioni in questo tempo sospeso e difficile, con l’interiore convincimento che in esso ci fosse non solo fatica e sofferenza, ma anche dell’oro, pur nella consapevolezza che bisogna scavare per trovarlo.

Una pausa o una cesura?

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Fondata sul lavoro

di Antonio Coccia e Claudio Cortellese

L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro

In queste settimane si tende a riferirsi al dopo pandemia come una fase di ricostruzione e rinnovamento, che in parte si compara a quanto vissuto dopo la guerra e il fascismo.  Forse questo riferimento appare un po’ forzato, essendo la condizione del paese in quel tempo molto più difficile sia dal punto di vista sociale, che economico e politico.  Nonostante ciò, ci sono elementi interessanti che ci avvicinano a quel tempo, la riscoperta della politica, della solidarietà, la messa in discussione di modelli economici che hanno avuto importanti successi ma che forse non sono adeguati alla situazione, la volontà di discutere, a tanti livelli, il modello di sviluppo da qui in avanti, solo per citare alcuni aspetti.

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Prendersi cura del futuro

RICOSTRUIRE SE STESSI E IL MONDO OLTRE IL CORONAVIRUS

La pandemia che ha investito il mondo in questi primi mesi del 2020 rappresenta una delle più grandi sfide degli ultimi decenni, di fronte alla quale pensiamo che l’umanità si trovi a un bivio. Dovremo decidere, dopo questo periodo, come vorremo ripartire, cosa dovremo portare con noi, quali insegnamenti ne avremo ricavato.

Da qui è nata l’idea nel liceo Leonardo da Vinci di Trento, durante il lockdown, di confrontarsi con alcuni ospiti appartenenti a mondi diversi, incontrati in streaming. Insieme a studenti provenienti da altri istituti della città di Trento e da due licei lombardi (Giuseppe Parini di Seregno e Maffeo Vegio di Lodi) è maturato un dialogo sul tempo che stiamo vivendo e soprattutto sul mondo che verrà.

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Per una prospettiva comune di evoluzione e cambiamento

di Giovanni Lattarulo

I processi di evoluzione e cambiamento nei singoli territori e nello scenario globale saranno sempre più riconducibili all’emergere di una rete nuova di relazioni , di scambi e di livelli di azione collettiva in grado di animare dal basso i sistemi istituzionali e di orientali nella direzione del riconoscimento di un destino comune all’intera umanità e del primato della persona e delle formazioni sociali ovunque nel mondo.

NUOVE PROSPETTIVE DI EVOLUZIONE E CAMBIAMENTO NELLA VITA CIVILE NEI TERRITORI E NEL CONTESTO GLOBALE

Premessa

Nel momento attuale si affaccia una nuova era da affrontare con un profondo rinnovamento del pensiero e dei comportamenti nella sfera dell’azione pubblica.
Le possibilità di comunicazione e di circolazione delle informazioni consentono modalità nuove di relazione e di scambio di idee e conoscenze senza limitazioni di confini geografici.

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Ferite epidemiche e tentativi di cura, nelle nostre ore di libertà

“La ferita della vita si può curare veramente solo se ci si prende cura delle ferite degli altri in una armoniosa
interdipendenza. Nessuno di noi è un’isola ed è precisamente per questo che dobbiamo capire che siamo un
arcipelago, capire che siamo un tessuto connettivo”.
(Vito Mancuso)

Dal bisogno generativo di interdipendenza, oltre che da uno spigliato senso di doverosa avventatezza, è emerso il percorso collettivo della Rosa Bianca di Pisa nei mesi del lockdown legato all’emergenza coronavirus. Con la chiusura nella dimensione domestica, con tutti i suoi pro e contro, abbiamo anche noi
vissuto il bisogno di tener vive e curate le relazioni, attraverso i pur limitati strumenti digitali.

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«in salute, giusta, sostenibile. L’Italia che vogliamo»

Un documento proposto da “Sbilanciamoci” il 18 aprile 2020 e promosso da 42 studiosi ed esponenti della società civile

   1.  La ricostruzione di un sistema produttivo di qualità con un nuovo intervento pubblico

L’emergenza ci ha fatto pensare alle attività “essenziali” e a quelle di cui si può fare a meno. I beni alimentari, le produzioni sanitarie e i servizi pubblici da un lato; le grandi navi al centro del contagio, la produzione di armi, il calcio in tv tutte le sere dall’altro. È una riflessione da cui partire nel progettare la ricostruzione dell’economia del paese. Non può essere “il mercato” – com’è stato in passato – a stabilire che cosa produrre sulla base dei profitti ottenibili.

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“Qualcuno doveva pur iniziare”

di Fabio Caneri

Ricordando Sophie Scholl
(9 maggio 1921, Forchtenberg – 22 febbraio 1943, Monaco)

Tra gli oltre 25.000 libri bruciati il 10 maggio del 1933 nella Piazza dell’Opera di Berlino ci sono le opere di Heinrich Heine. Nella sua tragedia Almansor scriveva: «Non è che l’inizio, laddove si bruciano libri, si bruciano anche esseri umani»

Sophie Scholl ha solo 12 anni e sceglie di prendere parte alle attività della Gioventù Hitleriana nonostante la contrarietà della famiglia. E’ il suo un percorso che parte da un entusiasmo iniziale, che poi via via viene smorzato quando sperimenta le contraddizioni e la disumanità del regime.

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25 aprile di libertà, di speranza e responsabilità

Nel segno del 25 aprile #iorestolibera #iorestolibero si sono tenute occasioni in tutta Italia per celebrare e coltivare memoria viva di una scelta di libertà per un futuro migliore, a rischio della propria vita.

Sono stati tanti incontri non virtuali, con persone reali, per riscoprire e ricollegarsi nel segno della resistenza e della libertà.

Nell’incontro proposto su “Ribelli per amore” sono state raccolte diverse testimonianze di impegno di donne e uomini per la libertà e nella Resistenza per custodire, difendere, accogliere chi era perseguitato, contrastare le barbarie dell’occupazione nazi-fascista, e smontare la propaganda e le menzogne della dittatura attraverso la parola e le scelte di ogni giorno. Una opposizione al regime, maturata nelle fabbriche, nelle campagne o sulle montagne.
Non ci sono liberatori, ma uomini che si liberano” scriverà su “Il Ribelle” Teresio Olivelli.

E’ disponibile sia il video della conferenza che la presentazione preparata da Anselmo Palini.

Don Luigi Ciotti intervenendo all’iniziativa di Casa Cervi ha sottolineato come «per costruire un vero cambiamento  bisogna innanzitutto ripensare e ricostruire la nostra idea di  libertà. Perché la libertà, voi me lo  insegnate, è un bene comune  prima che individuale. E’ un bisogno la  libertà di tutti. La libertà è il motore più potente della storia quello che  spinge a lottare contro le ingiustizie  le violenze e le sopraffazioni del dittatore » .

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Il 25 aprile rinasce la libertà

Appello #iorestolibero

E’ il Natale della nostra democrazia. Ogni anno ci si ritrova per festeggiare la liberazione dal nazifascismo e riflettere sui valori della Carta Costituzionale. Ci si stringe intorno al tricolore per sentirsi una comunità civile e per riaffermare che quelle pagine nefaste della nostra storia non si ripeteranno mai. Quest’anno, nel settantacinquesimo anniversario della Liberazione, abbiamo bisogno più che mai di celebrare la nostra libertà. In un momento in cui siamo costretti all’isolamento per combattere un nemico invisibile, in cui la distanza sociale ci rende un po’ più soli, possiamo e dobbiamo stringerci e sostenerci.

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L’uomo che disse no ad Hitler

“Questo amore reggerà anche alla dura prova rappresentata dal passo impostomi dalla mia coscienza”

Il ricordo di Josef Mayr-Nusser, un “testimone scomodo” attraverso una riflessione di Francesco Comina su “L’uomo che disse no a Hitler” e quella pubblicata sul blog del giornale del Trentino di Vincenzo Passerini:

La memoria del martire antinazista Josef Mayr-Nusser (Bolzano, 27 dicembre 1910 – Erlangen, 24 febbraio 1945) a 75 anni dalla morte è più minacciata dal dilagante virus della smemoratezza. Josef Mayr-Nusser è un testimone scomodo.

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