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Nostra libertà figlia della giustizia che sapremo conquistare

David Sassoli ha accompagnato il percorso della Rosa Bianca, partecipando attivamente anche nelle scuole di formazione estive.

Il suo impegno come Presidente nel Parlamento Europeo è fonte di speranza per la costruzione di una casa comune europea per “porre fine ai guasti del nazionalismo dandoci un progetto capace di coniugare pace, democrazia, diritti, sviluppo e uguaglianza”.

Riportiamo di seguito il discorso tenuto il 3 luglio 2019 in occasione della sua elezione.

“Cittadine e cittadini dell’Unione europea, signore e signori parlamentari, cari amici, colleghi, rappresentanti delle Istituzioni, dei Governi, donne e uomini di questa Amministrazione. Tutti voi capirete la mia emozione in questo momento nell’assumere la Presidenza del Parlamento europeo e di essere stato scelto da voi per rappresentare l’Istituzione che più di ogni altra ha un legame diretto con i cittadini, che ha il dovere di rappresentarli e difenderli. E di ricordare sempre che la nostra libertà è figlia della giustizia che sapremo conquistare e della solidarietà che sapremo sviluppare.

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Rosa Bianca, martiri per l’Europa federata

Gli studenti Hans e Sophie Scholl, Alex Schmorell, Willi Graf e Christoph Probst pagarono con la vita il coraggio della verità. Ma furono ispirazione per ricostruire l’Europa dopo il disastro della guerra

di Vincenzo Passerini

Del quinto volantino ciclostilarono diecimila copie. Chissà quante notti ci vollero ai giovani della Rosa Bianca per portare a termine il lavoro in quel gennaio del 1943. La Gestapo li cercava. I primi quattro volantini, alcune centinaia di cittadini di Monaco di Baviera li avevano trovati in busta anonima nella posta, nell’estate precedente. O infilati sotto la porta. O nei luoghi più disparati.

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Produciamo noi le armi. Chi sono i veri barbari?

La spesa militare globale nel 2017 è stata di 1739 miliardi di dollari, cifra record dalla fine della guerra fredda. Si continua ad alimentare la carneficina in Yemen. E il governo italiano a trazione leghista continua sulla strada del governo di centrosinistra (foto Ansa)

dal blog di Vincenzo Passerini sul giornale Il Trentino http://www.giornaletrentino.it/blogger/Blogger/Vincenzo%20Passerini

In un racconto pacifista, Antonio Megalizzi, che il Festival dell’economia ricorderà domani sera al Teatro Sociale, metteva in scena uno strano missile. Un missile con una coscienza, quella coscienza che gli esseri umani mostrano di aver perduto.

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Ricordando Sophie

Sophie Scholl (Forchtenberg 9 maggio 1921 – Monaco 22 febbraio 1943)

A Monaco, nella notte tra il 17 e il 18 febbraio del 1943 gli studenti della Rosa Bianca, dopo aver scritto e ciclostilato il sesto volantino di denuncia dei crimini del nazismo e di incitamento alla rivolta nonviolenta contro la guerra decidono che è tempo di distribuirli all’interno dell’Università.
Sarà Sophie Scholl a portare la valigia con i volantini, consapevole del rischio che correva. Gli stampati vengono impilati all’uscita delle aule dove si stavano tenendo le lezioni.
Al termine Sophie decide di far volare dallo scalone dell’Università gli ultimi volantini rimasti.

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che le loro urla non ci facciano dormire…

Tre verità dai rapporti sui lager libici

Nel numero 3/2019 della rivista il Margine è disponibile l’articolo di Vincenzo Passerini sul dramma dei migranti. Vi forniamo di seguito una ampia anticipazione.

di VINCENZO PASSERINI

Mediterraneo blindato, soccorsi delle Ong impediti, marina militare italiana frenata, navi con naufraghi bloccate nei porti o in mare. Crollano gli arrivi dei profughi. Grandi sospiri di sollievo. Ma i nostri sospiri di sollievo sono le loro urla di dolore. Che non ci facciano dormire la notte. Urla di profughi che annegano senza che nessuno li veda. O li soccorra. Non sapremo mai quanti. Urla di profughi che nei campi di raccolta-lager in Libia vengono picchiati, violentati, torturati. A morte, per-fino. Urla di profughi rimandati dagli italiani in Libia, come i 150 della nave Lady Sham, il 21 gennaio scorso. Imploravano: «Non ri-mandateci indietro! Meglio morire! Non ri-mandateci indietro!». I nostri sospiri di sollievo sono le loro urla di dolore.

CHE POPOLO SIAMO DIVENTATI?

Come possiamo rifiutarci di salvarli? Come possiamo rimandarli in Libia se sappiamo che quello per loro è un inferno? E fare questo in nome della legge? Brandendo perfino il rosario e il Vangelo? Che popolo siamo diventati?

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Dopo un raccolto ne viene un altro

L’incontro presso l’Istituto Cervi con la presidente Albertina Soliani dello scorso 30 marzo ha consentito di raccogliere una testimonianza significativa di resistenza contro il fascismo.

Il trattore e il mappamondo

E’ l’occasione per una riflessione rispetto ad una attualità che ci chiede di fare i conti con le macerie della storia. A più di 70 anni dalla nascita della Carta Costituzionale e della Dichiarazione dei Diritti dell’Umanità sono ancora presenti le sfide da promuovere e da intraprendere rispetto al riconoscimento dei diritti umani.

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congresso sulla famiglia di Verona, rito pagano per un ritorno al passato

Il “World Congress of Families” di Verona del 29-31 marzo 2019 è un congresso politico ed esige una presa di parola e un giudizio politico.

Pur se ammantato di significati etico-religiosi da parte di chi lo promuove, il congresso mondiale sulla famiglia di Verona, sia per la storia che lo precede, sia per le organizzazioni che rappresenta, sia per i contenuti su cui poggia, si iscrive in un preciso disegno politico che vorrebbe diventare egemonico nel nostro paese, in Europa e nel mondo intero.

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A sostegno di Riace

Immigrazione e nuovo modello di sviluppo: la Rosa Bianca a sostegno di Riace nella campagna per il Premio Nobel della Pace

Abbiamo negli occhi la follia di questi giorni e dei nostri porti chiusi, abbiamo negli occhi l’imbarbarimento sempre crescente di una politica e un governo totalmente incapaci di gestire il fenomeno migratorio. La Rosa Bianca ritiene che l’immigrazione possa e debba essere gestita attraverso politi-che lungimiranti del tutto alternative all’idea di rinchiudere i rifugiati in campi chiusi, senza alcuna politica di inclusione e integrazione sociale.

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