Sophie Scholl

Sophie Scholl, la ragazza della Rosa Bianca

Appunti per le scuole a cura di Giuseppe Assandri

Con il nome della “Rosa Bianca”, durante la seconda guerra mondiale, un gruppo di giovani tedeschi (di differente estrazione e fede religiosa) si oppose al regime nazista attraverso varie azioni clandestine. Tra il giugno 1942 e il febbraio 1943, i giovani de La Rosa Bianca (quasi tutti studenti universitari a Monaco), attraverso la distribuzione dei volantini e le scritte sui muri di frasi contro il Führer e il suo regime disumano, incitarono il popolo tedesco a liberarsi dalle catene del nazismo e a “strappare il manto dell’indifferenza”. Il 18 febbraio 1943, due di essi – i fratelli Hans e Sophie Scholl – furono arrestati all’università mentre distribuivano volantini. Insieme all’amico e sodale Christoph Probst, furono processati, condannati a morte e giustiziati il 22 febbraio. Davanti all’ingresso dell’università Ludwig-Maximilian, oggi intitolata ai fratelli Scholl, si possono vedere le riproduzioni in porcellana dei volantini, come delle pietre d’inciampo.

Sophie Scholl partecipò in prima persona alle azioni del gruppo, nel gennaio e febbraio 1943. Ma è proprio lei a diventare il simbolo della Rosa Bianca e della resistenza tedesca. Come mai? Forse perché era l’unica donna, forse perché così giovane (appena 21 anni), forse per il carattere libero e anticonformista, il temperamento artistico e la personalità spiccata. Sono moltissime, specie in lingua tedesca, le biografie e i libri che le sono stati. specificamente dedicati.  Alla fine degli anni ’90 un referendum di un importante settimanale tedesco ha proclamato Sophie Scholl “la donna tedesca del XX secolo”. Il suo busto si trova nel “Walhalla” di Regensburg, insieme a Lutero, Einstein, Beethoven e ai personaggi tedeschi più rappresentativi. E nell’anno in cui si celebra il centenario della nascita, è interessante soffermarsi sui motivi che rendono la sua figura attuale e in qualche modo contemporanea..

La breve vita di Sophie

     Sophie Scholl (1921-1943) quarta di cinque fratelli, crebbe in una famiglia di idee aperte e liberali in un piccolo borgo della Germania meridionale, dove trascorse un’infanzia serena, immersa nella natura. Quando la sua famiglia si trasferì a Ulm, Sophie entrò in contatto come i suoi fratelli con le organizzazioni della Gioventù Nazista, subendone il fascino. A poco a poco, Sophie scoprì il loro volto oppressivo e intollerante, coltivando i semi di una opposizione non violenta alla dittatura, in forma di resistenza passiva, sino all’adesione piena (e purtroppo fatale) alla Rosa Bianca.

Maestra d’asilo, poi studentessa di biologia e filosofia, Sophie era una ragazza riflessiva e anticonformista, capace di interrogarsi sulla società, su Dio, sul ruolo della donna e sul senso della vita. Amava l’arte, la musica e i libri e aveva un talento per il disegno.

Nell’aspetto, Sophie non sembrava una tedesca, piuttosto un’italiana, con i capelli bruni e gli occhi castani. Era così decisa e sportiva che spesso la scambiavano per un maschio. Una maschiaccia, dicevano i suoi insegnanti e i vicini di casa. Quando nel 1937 la Gestapo entrò in casa Scholl e prelevò i figli sospettati di attività antinaziste per interrogarli, i gendarmi presero anche Sophie, credendo che fosse un maschio ma poi la rilasciarono presto.

Sophie scriveva incessantemente: lettere, pagine di diario, appunti. È sorprendente, per una ragazza appena ventenne, la maturità, la capacità di analisi e lo spirito critico. 

Un ruolo importante nella vita di Sophie fu quello giocato dai familiari, dagli amici e del rapporto, durato quasi sei anni, con Fritz Hartnagel, giovane ufficiale dell’esercito. Quando si conobbero, nel 1937, Sophie aveva da poco compiuto 16 anni. Una relazione lunga, intensa, tormentata (soprattutto epistolare), sempre sospesa tra amicizia e amore. Per i due giovani  – che avevano idee diverse, discutevano e coltivavano sogni di amore e di pace – le occasioni si vedersi e stare insieme furono poche e di breve durata. 

Con lo scoppio della guerra, Sophie dovette prestare lunghi mesi di lavoro obbligatorio per il Terzo Reich, prima di realizzare il sogno di frequentare l’università a Monaco. Li ritrovò il fratello Hans, che con altri studenti aveva creato un gruppo clandestino denominato “La Rosa bianca” ed entrò a farne parte attivamente, sino ad essere arrestata insieme al fratello Hans, mentre distribuiva l’ultimo volantino all’università e affrontò il processo e la morte con straordinario coraggio e serenità.

Sophie Scholl non è stata un’eroina senza macchia e senza paura o un’aspirante al martirio, ma una giovane del suo tempo, capace di dire no e di pagare per le proprie idee, diventando un’icona della resistenza anti nazista.

Alla fine della guerra, Fritz Hartnagel , sposerà Elisabeth, la sorella di Sophie, e diventerà negli anni ’60 e 70 un magistrato impegnato nelle battaglie civili ed ecologiste. La sorella Elisabeth, l’unica sopravvissuta della famiglia Scholl è morta il 28 febbraio 2020, il giorno dopo aver compiuto 100 anni.

Chi sarebbe diventata Sophie? Non lo sappiamo. Certo era una persona di grandi e precoci talenti, di sensibilità rara, capace di indagare se stessa, gli altri, la società in cui si trovava a vivere, con pesanti e continue limitazioni e vessazioni. Una giovane donna, coraggiosa, capace di grandi visioni, interrogativi e pensieri in anticipo sul suo tempo.

Nel 2021 (9 maggio) ricorre il centenario della nascita. La sua voce è forte e chiara, e merita di essere conosciuta e attualizzata. 

Sophie nostra contemporanea

1. L’infanzia felice e il rapporto con la natura

Sophie amava l’acqua, il sole, gli alberi. Appena vedeva un torrente, un ruscello, una pozza non riusciva a fare a meno di tuffarsi o di entrarci almeno con i piedi. Si immergeva totalmente nella natura, nei prati e nei boschi con una fisicità fortissima e le piaceva arrampicarsi sugli alberi.

Il cartello all’ingresso della cittadina di Forchtenberg
Il Municipio di Forchtenberg alla fine degli anni ’20, dove abitava la famiglia del sindaco Scholl.
I fratelli Scholl
Idillio al fiume Kocher (Sophie è la terza da sinistra)

Gli alberi erano gli unici spettatori. I dintorni di Forchtenberg erano incredibilmente belli. Vigneti e boschi di faggi misti ad abeti circondavano la cittadina. Passavamo intere giornate in quei boschi” Inge Scholl, La Rosa Bianca

Sophie scrive a Fritz:

Che bello poter disporre del proprio tempo: Ancora giornate di autunno splendido. Vado spesso fuor, nel bosco. Sai, il bosco dell’Iller è bellissimo in primavera e in autunno  (1938)

E due anni dopo:

Quasi estate….mi sdraierei sulle rive del fiume Iller a fare il bagno e pensare solo a ciò che vedo intorno a me. Spesso non desidero altro che vivere in un’isola deserta come Robinson Crusoe. A volte sono tentata di considerare l’umanità come una dermatosi della terra.

Sophie parla spesso del piacere di stare all’aria aperta, come quando ha incontrato un capriolo o esprime la sua felicità per un temporale o per i colori del cielo. 

Il suo rapporto con la natura appare molto attuale e “contemporaneo”, anche se non è sempre facile “attualizzare” le idee di chi ha vissuto in un altro tempo e contesto storico. 

    * Quali aspetti sembrano più vicini alla sensibilità di oggi? 

– il suo sentimento di “compassione” verso la natura, in connessione con tutti gli esseri viventi;

– la critica dell’atteggiamento “distruttivo” dell’uomo verso la natura;

– altro.

   * Che cosa penserebbe Sophie dell’emergenza ambientale e dei movimenti giovanili come Friday for future?

2. La libertà, ad ogni costo

Nella sua adesione alle azioni de “La Rosa Bianca”, Sophie accettò di mettere a rischio la vita affrontando pericoli molto grandi, come quando viaggia in treno con una valigia piena di volantini, sino all’azzardo finale che le sarà fatale, la mattina del 18 febbraio 1943.

Negli anni di entusiastica adesione alla Hitler-Jugend di cui subì fortemente il fascino, Sophie maturò un bisogno insopprimibile di libertà e di una vita piena, che sia degna di essere vissuta.

“Una fine orrenda è sempre meglio di un orrore senza fine.”
Dal secondo volantino de la Rosa Bianca 

La Rosa Bianca nasce dai comuni ideali di un gruppo di amici, che in tempo così difficile per la guerra e il peso della dittatura, decisero di mettersi in gioco

Sophie Scholl alla stazione di Monaco (23 luglio 1942) saluta Hans e gli amici in partenza per la Russia

La libertà è la cifra, la parola chiave. W la libertà!, grida Hans Scholl poco prima di morire. E Libertà scrive Sophie in cella, sul retro dell’atto di accusa al processo.

Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c’è quasi nessuno disposto a dare se stesso individualmente per una giusta causa?” (Sophie Scholl)

I membri de La Rosa Bianca, scelsero di agire, compiendo azioni molto rischiose in nome della libertà.

E oggi?

Possiamo dire che la sua memoria vive nelle azioni dei giovani – spesso studenti universitari, ma non solo – che lottano per la libertà di parola e espressione, in diverse parti del mondo, dall’Egitto alla Turchia, da Hong Kong al Myammar?

Quali analogie e quali differenze?

Non è facile fare paragoni tra situazioni storiche assai diverse, ma si possono citare esempi che contengono analogie e richiami. Quali?

3. Contro obblighi, divieti, costrizioni

Sophie Scholl al campo di lavoro di Krauchenwies (1941)

“Bisogna avere uno spirito duro e un cuore tenero!”: è la frase del  filosofo cattolico Jacques Maritain che Sophie assunse come motto. Sophie visse momenti difficili, provò solitudine e angoscia. Negli ultimi anni della sua breve vita, fu obbligata ad affrontare pesanti esperienze di obblighi e lavoro obbligatorio (Il RAD Reichsrbeitsdienst), che la fecero sentire prigioniera, non solo per la fatica e i disagi materiali ma anche per il fatto di sentirsi “prigioniera” e dover sopportare le angherie di un regime che le appariva, in piena guerra, sempre più odioso e oppressivo.

Inoltre, gli obblighi, i controlli, i divieti della vita quotidiana si facevano sempre più stringenti: la mancanza di ogni forma di libera espressione o il divieto di viaggiare liberamente, erano fonte di incertezza e di angoscia, che Sophie esprimeva nelle lettere e pagine di diario.

Il contatto diretto con la natura, lo spazio dedicato alla scrittura di sé, alla musica (da ascoltare e suonare al pianoforte), i momenti i riflessione e preghiera si intrecciarono alla ricerca di un senso e di una fede religiosa autentica, di uno spazio vitale libero in cui sentirsi in armonia, con se stessa e gli altri.

“Com’era bello ilo cielo oggi, gli alberi e le piante innocenti, che meraviglia, che bellezza! E tuttavia la loro vista non mi allieta, ma mi riempie di una lieve tristezza. Sento come se qualcosa di innocente e di puto venisse coinvolto in una colpa, la mia.” Dal Diario, 10 ottobre 1942

RESPIRO AZZURRO

Ora devo riportare un sogno, uno dei pochi che non sono dominati da sentimenti tormentosi: passeggiavo con Hans e Schurik. Io camminavo al centro a braccetto di entrambi. Un po’ camminavo e un po’ saltellavo e mi facevo portare in alto da loro, sospesa. Allora Hans iniziò a dire: “Io conosco un segno chiaro dell’esistenza  e dell’opera di Dio anche oggi. Gli uomini necessitano di tanta aria per respirare, e con il tempo tutto il cielo viene inquinato dall’aria utilizzata dagli uomini. Ma, affinché non venga meno per gli uomini questo nutrimento del sangue, Dio espira il suo fiato nel mondo di tanto in tanto attraverso una bocca, e questo prevale su tutta l’aria già utilizzata e la rinnova. E’ così che succede.” Allora Hans alzò il volto verso il cielo molto torbido Trattenne profondamente il respiro e buttò fuori tutta l’aria dalla bocca. La colonna del suo respiro era di un blu raggiante, divenne grande, poi sempre più grande e si alzò in alto fino al cielo. Spostò le nuvole sporche e così davanti, sopra e attorno a noi il cielo divenne di un pulitissimo blu. Fu bello. Diario, 9 agosto i942  (Archivio Deck, Weisse Rose Firchteneberg)

E oggi?

Le restrizioni, i divieti, il senso di incertezza, la paura che sono emersi durante il lungo periodo di pandemia hanno qualcosa in comune con le esperienze vissute da Sophie?

Quali? In che modo Sophie Scholl cerca aiuto e conforto? Ad esempio nella ricerca di Dio, nel rapporto con la natura, nei libri, nell’arte e nella musica.

E noi?

4. Contro la guerra, per la fratellanza e la solidarietà

L’inizio della guerra (1 settembre 1939) era prevedibile e temuto. Diventa più difficile incontrarsi con Fritz ma all’inizio si pensa ancora, visti i successi a catena dell’esercito del reich, che la guerra sarà di breve durata.

Ma a poco a poco si capisce che non sarà così. Con l’arrivo dei primi bombardamenti alleati e la scarsità di alimenti e generi di prima necessità tutto diventa più difficile. L’apparato repressivo nazista si fa sempre più insopportabile, con divieti obblighi e controlli sempre più stringenti.

Nella corrispondenza tra Sophie Scholl e il suo fidanzato Fritz e nei resoconti che riceve anche dagli altri amici e dai suoi fratelli Hans e Werner dal fronte emerge sempre più l’orrore della guerra e delle atrocità commesse dalle SS e di cui l’esercito tedesco è complice.

A volte la guerra mi terrorizza e sembra che ogni speranza debba svanire. Vorrei non pensarci ma sembra non esserci nient’altro che la politica e fintanto che essa sarà così confusa è malvagia è da vigliacchi girarsi dall’altra parte”. (Dalla lettera di Sophie al fidanzato Fritz Hartnagel, 9 aprile 1940)

In che modo ci si può opporre alla guerra? Con la resistenza passiva e il sabotaggio.

 “Sabotaggio quindi dell’industria bellica e nelle fabbriche importanti per la guerra; sabotaggio di ogni adunata, manifestazione, festività, organizzazione nate a opera del partito nazionalsocialista. Occorre impedire il regolare funzionamento della macchina bellica.”

Dal terzo volantino de La Rosa Bianca

Sophie ha il fidanzato in guerra, ma si rifiuta di contribuire alla raccolta di fondi e indumenti caldi per i “ragazzi al fronte”. Bisogna contribuire a far finire la guerra, non a prolungarla!

“Non possiamo tacere”: i giovani della Rosa Bianca invitano ad avviare una resistenza di fronte a un regime violento e ingannatore e a promuovere una rivoluzione non violenta.

Il racconto dei mesi di tirocinio medico obbligatorio in Russia nell’estate del 1942 di Hans. Alex e Willi fa crescere anche nella mente di Sophie una maggiore consapevolezza della necessità e urgenza di agire contro la macchina da guerra tedesca, per contribuire ad accelerarne la fine. Gli studenti de La Rosa Bianca inoltre pensano che, dopo la sconfitta di Stalingrado, la guerra stia per finire e attraverso i volantini fanno sentire la propria voce. Nell’ultimo volantino c’è un appello che incita ad agire, a staccarsi dal nazionalismo disumano, a strappare il mantello dell’indifferenza che avvolge i cuori. A decidersi prima che sia troppo tardi, per non dover subire lo stesso destino toccato agli ebrei.

E c’è una visione anticipatrice dell’Europa – di cui Sophie può essere considerata un simbolo – le cui basi sono tracciate con chiarezza.

La Germania futura potrà unicamente essere una federazione.
Libertà di parola, libertà di fede, difesa dei singoli cittadini dall’arbitrio dei criminali Stati fondati sulla violenza: queste sono le basi della nuova Europa.

La guerra, come sappiamo, non finì presto. E nei decenni successivi ci sono state (e ci sono) molte altre guerre. Di molte di esse non sappiamo nulla.

La realtà è che la violenza è tuttora dominante, come modo per risolvere i conflitti. E in molte parti del mondo  – pensiamo alla Palestina, all’Afghanistan, alla Siria – si continua a sparare e a uccidere, senza poter vedere una prospettiva di pace.

In piena guerra mondiale, i giovani della Rosa Bianca, con le loro azioni non violente, hanno dato voce a chi si oppone alle atrocità della guerra, alle ingiustizie, ai crimini contro l’umanità.

Nel dopoguerra ci sono state figure  – pensiamo a Gandhi,  Martin Luther King, Danilo Dolci – che hanno fatto della non violenza la loro “arma” di lotta. E i movimenti per la pace che hanno attraversato gli ultimi decenni, hanno fatto sentire la loro voce. Con quali effetti?

In quali situazioni storiche di oggi ci sono altri giovani che mettono a rischio la vita per la libertà, la pace, la giustizia?

Quali parole e azioni di Sophie e della Rosa Bianca sono più attuali e ispiratrici?

Quali strumenti di lotta per la libertà e il risveglio delle coscienze possono essere ai nostri giorni più efficaci?

Per approfondire http://www.rosabianca.org/?p=4214 (articolo di Maximilian Probst su Die Zeit – 9 aprile 2021)

Sul settimanale Vita Trentina sono state pubblicate delle strisce della graphic novel di Giorgio Romagnoni con alcune riflessioni:
Sophie Scholl e la natura di Paolo Ghezzi
Sophie Scholl e la libertà di Chiara Malesani
Sophie Scholl e la coscienza di Vincenzo Passerini
Sophie Scholl e lo sguardo sul futuro di Grazia Villa
Sophie Scholl e l’interiorità di Fabio Caneri