Coltivare utopie e pratiche per un tempo nuovo

“Più dolce, più lento e più profondo”: il richiamo al motto del pacifista e ambientalista Alexander Langer, nella XXXVI Scuola di formazione politica della Rosa Bianca, ha inteso indicare che “un altro MO(N)DO è possibile”, promuovendo maggiore conoscenza, consapevolezza e pratiche in relazione alla insostenibilità attuale, rappresentata dal mancato riconoscimento della dignità delle persone, dalle disuguaglianze sociali, e dall’impatto ambientale. Variabili strettamente correlate, che stanno portando il pianeta a superare i limiti ecologici con uno sfruttamento delle risorse senza una giusta redistribuzione, costringendo una massa sempre più imponente di uomini e donne a povertà, guerre e migrazioni.

Così l’enciclica “Laudato Si” di Papa Francesco rivolta a tutti gli uomini di buona volontà, rilancia la possibilità di una ecologia della vita quotidiana, favorendo le attività di cura e riparazione dei beni naturali e relazionali così come nei rapporti con la biosfera, sostenendo stili di vita che riducano la nostra impronta ecologica, il consumo acritico e che portino al superamento della cultura dello scarto.

E’ proprio nella relazione, dove si innesta l’esercizio della creatività, dell’utopia e dell’empatia, che il limite può e deve essere invece superato: l’altro da sé da limite diventa ricchezza e fonte di saggezza, e nel rispetto delle differenze (etniche, culturali, religiose, politiche, sociali, di genere ed età) la persona accede alla dimensione della comunità.

Non isola che non c’è, ma Utopia (a 500 anni dalla pubblicazione del profetico testo di Thomas More) assunta dalla Rosa Bianca come speranza e orizzonte di una nuova umanità senza muri né frontiere, dove la parola “straniero” sia bandita.

A chiusura della sua XXXVI Scuola Estiva, viene dunque ribadito l’impegno dell’Associazione Rosa Bianca a promuovere una politica “generativa” della persona e della comunità, attraverso pratiche di amministrazione partecipata, di tutela e  gestione “dal basso” dei beni comuni, di ascolto dei bisogni delle famiglie, dei territori, dei popoli.

Rappresenta questa una occasione per tutte e tutti di ripartire e ripensare un “mo(n)do possibile”, di incentivare la resilienza nelle comunità quale capacità di perseguire gli spazi possibili di umanità qui ed ora, di maturare percorsi di solidarietà, accoglienza e condivisione, anche di fronte alla crescita di turbolenze ambientali e sociali.”