Romero: martire della fede liberatrice

di Piergiorgio Cattani

Pubblichiamo i testi relativi all’incontro che si è tenuto a Trento, presso il Centro Bernardo Clesio, il 24 marzo scorso, in ricordo del 27° anniversario della morte di Oscar Romero: l’introduzione del presidente dell’Associazione, l’intervento di don Luigi Adami e l’omelia di don Girolamo Job.

articolo scritto da Piergiorgio Cattani su Il Margine n.5 del 2007

Ancora una volta siamo qui a ricordare Oscar Romero: sono ormai passati 27 anni dal giorno suo assassinio e per questo vale la pena domandarsi quale senso abbia oggi ricordare quell’evento, in una situazione politica ed ecclesiale cosi mutata rispetto ad allora.

Dal punto di vista politico, alla contrapposizione tra occidente e blocco sovietico si è sostituito, nell’era della globalizzazione, un conflitto tra identità o tra civiltà, senza tuttavia che si spengano i tradizionali focolai di guerra. Tra il terrorismo e la risposta occidentale, spesso solamente in termini di interventi armati, è difficilissimo trovare nuovi percorsi di pace, senza essere per questo tacciati di irenismo o peggio ancora di diserzione nei confronti del nemico. Nel frattempo l’Africa e il Sud America non fanno più notizia. In particolare nei Paesi latino-americani, se per fortuna le grandi dittature degli anni settanta e ottanta sono scomparse, la povertà dilaga ancora e in alcuni Stati la situazione sociale e politica è drammatica.

Ricordare Romero significa riflettere sull’importanza di un impegno politico e civile che, in nome del Vangelo, ma anche dei più alti valori umani, deve essere testimoniato fino in fondo. Gli anni del suo ministero come arcivescovo di San Salvador furono sempre caratterizzati da un’opera di riconciliazione e pacificazione di un paese sull’orlo del baratro, furono segnati da un impegno preferenziale verso i poveri e dal costante rifiuto di ogni violenza o sopraffazione, sia che giungesse dalla repressione militare, sia da alcuni gruppi rivoluzionari. Per Romero la bussola era sempre il Vangelo e il rispetto per la persona umana che per lui significava la denuncia della povertà e dell’odio. In nome di quei valori, il giorno prima di morire, invitò i soldati a trasgredire gli ordini di quanti comandavano e pianificavano l’assassinio di centinaia di innocenti.

Anche dal punto di vista ecclesiale molto è cambiato pur in una certa continuità. Romero non è stato fatto santo, quello che resta della teologia della liberazione è ancora sotto accusa, come nel recente caso di Jon Sobrino, un amico di Romero. Altre sono le priorità: la lotta al relativismo, la bioetica, il latino e il gregoriano nelle liturgie, mentre i temi riguardanti la povertà, l’oppressione, lo sfruttamento di interi popoli, pur denunciati nei documenti della Chiesa, finiscono in fondo alla lista o non sono ripresi con sufficiente vigore. Tutto sembra incentrato sull’Europa, sull’Occidente secolarizzato nel suo rapporto con la scienza, sulle relazioni con il mondo musulmano. Il sud del mondo è dimenticato.

Ricordare Romero significa riflettere su una Chiesa che dovrebbe scendere dal pulpito e dalla certezza della verità per incontrare tutti gli uomini nella loro sofferenza e nella loro concreta situazione di disagio. Cosi Romero voleva la sua Chiesa. In un discorso tenuto alcuni mesi dopo la sua nomina ad arcivescovo di San Salvador, il 28 agosto 1977, diceva:

«Ora la chiesa non si appoggia su nessun potere, su nessun denaro. Oggi la chiesa è povera. Oggi la chiesa sa che i potenti la rifiutano, ma che la amano quelli che ripongono in Dio la loro fiducia. Questa è la chiesa che voglio. Una chiesa che non conta sui privilegi ed il valore delle cose terrene. Una chiesa sempre più slegata dalle cose terrene, umane, per poterle giudicare con maggior libertà dalla sua prospettiva che è quella del Vangelo, dalla sua povertà».

Romero insegna che il cristianesimo significa annunciare la croce di Cristo là dove ci sono le croci degli uomini, significa proclamare la risurrezione là dove c’è bisogno di riscatto e di liberazione materiale e spirituale.