“Welcome refugee”

Un appello dalla scuola di formazione politica della Rosa Bianca

Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa, alla manifestazione milanese del 25 aprile ha pronunciato parole che hanno unito la festa della Liberazione al dramma dei migranti: “Tutto possiamo permetterci oggi tranne che il silenzio“ […] “Questo è il momento in cui o ci salviamo tutti o non si salva nessuno. “La Resistenza oggi è necessaria, deve essere ancora più dura e deve guardare al Mediterraneo e all’Europa”.

Abbiamo il dovere dell’accoglienza e quello di tradurre l’arrivo dei profughi in una risorsa piuttosto che in una minaccia.

Le guerre degli ultimi 26 anni hanno visto la partecipazione, la responsabilità o il sostegno di molti paesi europei, fra cui l’Italia sempre “pronta a fare la sua parte”, in disprezzo dell’articolo 11 della Costituzione.

Nel Mediterraneo nei primi sei mesi del 2016 ci sono stati almeno 2.868 morti e dispersi. Nel Mare nostrum e ai confini di mezzo mondo si sta consumando una catastrofe umanitaria a cui con generosità tante e tanti cercano di porre rimedio. Ma in Europa e anche in Italia, assieme alla costruzione di muri avanzano e si diffondono razzismo e xenofobia, alimentati irresponsabilmente da strumentalizzazioni politiche da parte di destre, occupate ad inasprire guerre tra poveri, e nutriti da un’informazione superficiale che contribuisce a costruire un clima emergenziale.

Ricordare le vittime del nostro egoismo e delle nostre paure e dare voce a chi non ha voce serve a richiamare le istituzioni locali e nazionali a riconoscere, anche formalmente, un fenomeno destinato ad accompagnarci per lungo tempo.

La nostra idea e la nostra utopia da concretizzare è dare diritti a tutte e tutti perché non possono esistere regole diverse a seconda del paese di nascita; dare a ciascun uomo, a ciascuna donna su questa terra il diritto di costruirsi un futuro migliore; garantire il diritto all’istruzione a ogni bambina, ogni bambino rifugiato, garantire il diritto a un posto sicuro in cui vivere a ciascun rifugiato; garantire il diritto al lavoro o ad acquisire nuove competenze. Garantire diritti umani costerebbe assai meno delle insensate misure approvate dall’Unione Europea. Costerebbe meno di quanto il governo italiano eroga a enti privati che si occupano della prima accoglienza..

Noi che siamo qui non voglio vivere in un paese che considera la solidarietà un reato, nel disprezzo totale di quanto sancito dall’articolo 2 della Costituzione: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

Su una popolazione mondiale di 7 miliardi, 65 milioni di donne, uomini, bambini, bambine non possono vivere nella propria casa e ogni giorno, altre migliaia di persone sono costrette a fuggire, in cerca di un luogo per vivere degnamente. Dei 65 milioni di rifugiati riconosciuti, solo un milione vive in Europa (in Italia, secondo dati del Ministero dell’Interno, nel 2015 le richieste d’asilo sono state in tutto 83.970).

Dare diritti a tutte e tutti costerebbe certamente meno che sostenere il sistema militare-industriale. L’Unione Europea continua a incrementare le esportazioni di armi e sistemi militari e il Consiglio UE non agisce un controllo democratico. Infatti nel 2014 la principale zona geopolitica di esportazione per la UE è stata il Medio Oriente (oltre 31,5 miliardi di licenze). Questo vuol dire che la UE sta vendendo grandi quantità di armi nella zona del mondo col maggior numero di conflitti e regimi autoritari. L’Italia è al quarto posto fra i paesi esportatori. Nel 2015 si è registrato il clamoroso incremento del 186% rispetto al 2014.

Questo è il momento per noi cittadini e cittadine del mondo di appellarci ai governi affinché lavorino insieme e agiscano per proteggere chi è costretto a lasciare la propria casa.

Sarebbe opportuno e urgente ripensare, con strategia e lungimiranza, l’intero sistema di accoglienza a livello nazionale e a livello europeo. Tra gli Stati Europei esiste un accordo del 2015, per ricollocare nell’arco di due anni siriani iracheni ed eritrei che costituiscono la gran parte dei 160mila richiedenti asilo, approdati in Grecia, in Italia, in Ungheria. Ad oggi tali accordi non sono stati rispettati: solo lo 0.17% dei richiedenti asilo è stata ricollocata; 19 Paesi vincolati dall’accordo non hanno accolto nemmeno un richiedente asilo; la Francia ne ha accolti pochissimi.

Chi in questi giorni è accampato alla Stazione San Giovanni a Como non ha scelto la città come destinazione finale di un viaggio verso pace e futuro, ma come transito verso la Germania, attraverso la Svizzera.

Impedire di varcare la frontiera è un comportamento che va contro il principio della libera circolazione delle persone, uno dei pilastri su cui si dovrebbe fondare l’Europa.

È evidente che le soluzioni politiche vanno cercate altrove e che non sono a portata di mano, ma anche gli amministratori di città di frontiera devono cercare una soluzione per il presente e il futuro prossimo di queste persone.

Esiste una difficoltà oggettiva alla quale molte delle nostre città non si sono preparate per tempo, pertanto è necessario richiamare ciascuno, ciascuna ad assumere impegno e responsabilità nel rispetto dei ruoli istituzionali ricoperti

Non ci sono soluzioni locali a un problema che è strutturale, ma dare sollievo momentaneo è utile prima di tutto a chi vive una condizione di grave disagio, ma anche agli operatori dell’ordine pubblico ad acquisire autorevolezza e umanità agli occhi di chi è spaventato e non comprende il senso di alcune regole che appaiono anche a molti italiani assurde e inconcepibili.  Inoltre non bisogna mortificare il desiderio di chi in prima persona vuole contribuire ad affermare diritti e umanità.

A Como è stata creata la rete Como senza frontiere che insieme ad altri soggetti e altre reti tra cui la Croce Rossa e la Caritas si coordinano tra loro cercando di non sovrapporre gli interventi

L’Assemblea della Rosa Bianca riunita a Terzolas (TN) vuole richiamare l’attenzione delle Istituzioni su quanto accade alla frontiera Como – Chiasso, invitando il Governo a ritenere prioritaria la soluzione immediata ed improcrastinabile di questa emergenza umanitaria ed a porre in essere tutte le azioni di politica internazionale che a qualsiasi livello modifichino le politiche migratorie e la loro soluzione.

 Terzolas, 28 agosto 2016