Ripartire dalla nascita

di Franca Filippone

Riportare in sintesi la riflessione che Ina Praetorius ha proposto alla Scuola Estiva della Rosa Bianca 2017 non è semplice. Come spesso avviene il commento potrebbe essere più lungo, e certo più arzigogolato, della relazione stessa.

Ina Praetorius, accompagnata dal traduttore Peter Litturi che ha molto contribuito a traghettare il suo pensiero dalla lingua madre tedesca in cui Ina si esprimeva all’italiano, non usa uno stile altisonante e ricorre a una retorica semplice. Ma questo non significa che i temi di cui tratta e che propone siano semplici e che sia compito facile proporli o ridurli per una lettura riepilogativa, senza correre il rischio di banalizzare e minimizzarne contenuti e chiavi di lettura. Ina mette le mani nei concetti di fondo che hanno costruito il modo di pensare occidentale, nei gangli dai quali si sono formate le ossature della società; vedere con occhi diversi le cose che siamo abituati ad avere intorno, pensare con visione diversa i pensieri e i percorsi che riproduciamo quotidianamente necessita di una profonda riflessione da parte di chi propone e capacità di cogliere sfumature da parte di chi accoglie. Se poi si tratta di letture fatte da angolazioni laterali alla visione generalista (le donne al mondo sono sempre state più numerose degli uomini ma la loro visione è, diciamo così, considerata laterale)  le sfumature potrebbero scivolare via, soprattutto senza l’allenamento alla ricerca su significati e simbologia che invece ha allenato chi si è accostato al pensiero della differenza del femminile.

Il pensiero della differenza è una delle angolazioni  importanti che hanno indirizzato Ina Praetorius nella sua indagine che non è solo teologica, ma filosofica e con ripercussioni nella parte economica del pensiero logico.

L’incontro proposto per la Scuola 2017 era focalizzato sul tema dalla nascita, ed è iniziato col mettere in evidenza che già nelle varie lingue europee il verbo nascere ha  significato, anzi ha una forma di azione, diverse: lingue neolatine hanno fissato la dipendenza della nascita da qualcuno, perchè il verbo italiano “nascere” viene dal latino “nascor nasci” un verbo deponente, cioè verbo usato nella forma passiva ma con significato attivo. Per le lingue neolatine, pertanto, nascere è un’azione attiva compiuta dal nascituro.

La  dipendenza dell’azione della venuta al mondo è invece ben presente nella lingua tedesca – geboren werden – e nella lingua inglese, dove si usa “I was born” che hanno significato di “essere partorito” o “generato” . In queste lingue, quando il verbo nascere viene usato non in riferimento alla nascita o viene usato in senso figurato, si usano altre forme verbali. Per la nascita degli esseri umani queste lingue mettono in relazione la dipendenza, o meglio la relazione, con una matrice che genera, che dona –termine importante nelle riflessioni successive -l’aiuto necessario a venire al mondo. Questi aspetti semantici sono affascinanti e possono dare un’idea del perché, dietro alle stesse parole, le persone possono intendere cose diverse ed avere comportamenti diversi.

La ricerca del significato primigenio delle parole, la loro relazione con una simbologia più o meno espressa, più o meno traslata da significati e accezioni originali  è avventurosa e foriera di novità. E’ una chiave di lettura storica, che chiarisce quanto noi celiamo dietro ai nostri comportamenti, atteggiamenti e azioni. E’ la parte recondita e nascosta della società questo simbolico, il magma che lavora dentro di noi, che si è formato nel tempo e nelle varie fasi di acculturazione della storia, che viene da lontano, ma che guida e influenza le nostre scelte di oggi, pur logiche e ragionate secondo le ultime teorie.

Ripensando le cose- parole concetti teorie dogmi- “ab initio“,”nel loro significato originario e destrutturandoli dalle abitudini di pensiero e dalle accezioni loro appiccicate nel tempo, possiamo riscoprire un pensiero antico e non vecchio, antico e profondo ma lanciato verso il futuro. Questo futuro che cerchiamo di vedere all’orizzonte senza riuscire a volte a inquadrarlo nella visione che ora abbiamo di società e rimanendone per alcuni versi spiazzati, impauriti come si sente oggi larga parte di noi. Ripensare a quanto accaduto, a come siano andate le cose, permette di svelare quanto si è voluto nascondere nel corso della storia, parlando dei vincitori e non dei vinti, di chi sta sopra e non di chi nella storia sta sotto; permette di avere delle sorprese nel nostro modo di intendere la vita e la storia dell’umanità, di illuminare gli strati compressi delle fasi storiche e di svelare importanza di azione e di comportamento di protagonisti ignorati e/o –spesso- volutamente cancellati perché non in linea con il potere via via dominante.

Ina Praetorius vede la nascita come entrata di ogni individuo (ed essere) al mondo, quando ancora indifesi si viene ad inserirsi in una trama di Storia e di Storie, e dove presto anche ciascuno di noi – dopo che Matrice e Società ci danno modo di crescere e di formarci- costruirà Storia con la propria azione e presenza. Nascita come inizio della storia personale di un individuo che NON si fa da sè, ma che con le interrelazioni mette la sua storia nella Storia del mondo, inevitabilmente modificandone il corso.

Il lavoro di Praetorius è stato quindi di analisi semantica della parola nascita, e di quelle ad essa collegate: ovvio, naif, ingenuo ad esempio.

Nei suoi altri lavori Praetorius approfondisce questo tipo di analisi per altri termini e per i concetti legati alla cultura classica che permea il pensiero filosofico e quotidiano della nostra società. In particolare si sofferma sull’aspetto di divisione/dicotomia tra parte immateriale/ mentale (elevata) e parte materiala/fisica (a servizio di quella mentale), impostazione che ha determinato separazioni importanti tra gli aspetti della vita degli individui e tra gli individui stessi:chi sta sopra e chi sta sotto, i generi, i sud del mondo, Una impostazione che può definirsi di tipo patriarcale e che ha fatto da base allo sviluppo delle società occidentali e delle politiche e delle tecniche (politica ed economica in primis ma anche medicina) che ne regolano il funzionamento.

Soffermarsi sul concetto di nascita,ha lo scopo non solo di riscoprirne le accezioni dimenticate e/o mai vagliate, ma serve anche a portare l’attenzione, a spostare il baricentro del pensiero dalla morte alla parte attiva della vita, alle relazioni che la determinano e la valorizzano durante lo svolgimento, togliendo l’accento da quella (quasi) agognato futuro ultraterreno che si realizza oltre la vita (pensiamo all’esempio dei martiri- storici o attuali), quando saremo finalmente liberati dall’ingombrante corpo e dalle poco controllabili emozioni che ci costringono a una materialità svilente e poco dignitosa, almeno secondo il pensiero Aristotelico che ci racconta di un Socrate infastidito dalle lacrime di chi lo amava al momento di bere la cicuta, tutto teso alla nuova e “libera” vita futura.

La riflessione di Praetorius e di altri teologi e filosofi contemporanei, non tutti legati alla visione femminista, del “memento nasci” parte e sviluppa il pensiero originale di Hanna Arendt proprio sulla nascita, a sua volta sviluppato dopo il sanguinoso e “mortale” periodo della seconda guerra mondiale. Scrive Hanna Arendt in le origini del totalitarismo;  “Come il ferreo vincolo  del terrore è inteso a impedire che, con la nascita di ogni essere umano, un nuovo inizio prenda vita e levi la sua voce al mondo, così la forza autocostrittiva della logicità è mobilita affinchè nessuno cominci a pensare […]. Affinchè ci sia un inizio è stato creato l’uomo –dice S.Agostino. Questo inizio è garantito da ogni nuova nascita, è in verità ogni uomo (nel 2017 possiamo meglio dire essere umano n.d.r.) E ancora in Vita Activa: “ Poiché sono “initium”, nuovi venuti e iniziatori grazie alla nascita, sono pronti all’azione. […] il nuovo si verifica sempre contro la tendenza prevalente delle leggi statistiche e della loro probabilità, che a tutti gli effetti pratici, quotidiani, corrisponde alla certezza; il nuovo quindi appare sempre alla stregua di un miracolo. […] questo carattere di sorpresa iniziale è inerente [….] al fatto della nascita, […]… della condizione umana della natalità. [….] e ciò è possibile solo perché ogni  uomo è unico e con la nascita di ciascuno viene al mondo qualcosa di nuovo nella sua unicità.”

A questa visione di unicità e di novità di ogni individuo nella storia, Praetorius aggiunge il concetto d’interrelazione, e per effetto di questa combinazione, si aprono possibilità di azioni inaspettate al di fuori dei comportamento abituali, delle ideologie precostituite, dei dettami di ogni dogma religioso. Una libertà di azione non però fine a se stessa, non limitata al bene proprio personale, ma intessuta e ricamata del proprio filo nella “trama ordita da altri “ e per la costruzione di una nuova Storia.

Premesse, riflessioni e prospettive che riportano però alla mia percezione altre teorie e ipotesi di pensiero, viste da altra angolazione e non trattate nella giornata con Ina Praetoris alla Scuola. La mia amica Graziella continua a ripetermi che siamo entrati nella nuova era dell’Acquario, che le cose cambiano di molto nella prospettiva e nel modo di realizzare le azioni: il flusso è portato avanti dall’individuo che agisce in modo singolo, non associato, non legato a schemi collettivi, che ci aspetta un futuro di persone che pensano e agiscono in modo individuale e non di gruppo; che le regole del gioco cambiano completamente.

Io dico che, in questa ipotesi, a maggior ragione è importante la qualità della formazione individuale – individualità non individualismo- e dell’educazione all’interrelazione e alla gestione delle emozioni; è importane il ripensamento e lo svelamento, lo svecchiamento dei concetti che stanno alla base della convivenza e che le due visioni sopra riportate non mi sembrano in antitesi ma presupposto l’uno per l’altra.

Siamo qui, ora, fatti di carne spirito e mente. Soli, ma in un universo di altre persone ed esseri, dove “soli” non significa abbandonati. Riportarci alle cose semplici e tra loro ben connesse potrebbe avere effetti rivoluzionari per questa Storia che costruiamo ogni giorno e sembra senza speranza in questo momento.

Ma certo, per un migliore approfondimento del pensiero di Praetorius sono disponibili i riferimenti alle sue pubblicazioni e la registrazione integrale del suo intervento e nel sito della Rosa Bianca.