La danza di Sophie

L’intervento del prof. Carlo Sala, della commissione didattica di Gariwo nel corso dell’incontro

di Carlo Sala

La danza di Sophie è fedeltà al Dio che si è fatto uomo e denuncia del totalitarismo neopagano che ha sostituito il Laudatur Jesus Christus  con l’Heil Hitler! Il nazismo riproposizione neopagana del mito del salvatore, come proposto da Romano Guardini fin dal 1935.

http://www.nostreradici.it/discorsi_Guardini.htm

La profonda spiritualità della famiglia Scholl coniugava la fedeltà e la responsabilità azzardando un’azione politica, una cittadinanza politica liberale e sovrana anche nel regime che in nome dello spirito del popolo aveva sottratto a donne e uomini ogni dovere verso l’altro e ogni diritto individuale.

Nella danza libera dei giovani della Rosa bianca il calcolo, la prudenza, l’esecuzione puntuale del proprio compito non bastano più.

La responsabilità esige la cura delle persone, la custodia delle cose, la vita va messa a frutto nella sua potenziale pienezza.

L’azione, non solo il lavoro e l’opera, richiede il rischio del sacrificio fondato su una totale gratuità. Una forma di esistenza che affonda le sue radici fuori dalla storia ma è necessaria, della necessità del dovere,  alla libertà degli esseri umani, alla novità della vita di soggetti che traguardano un fine ultranaturale.  

Il rischio, l’azzardo, lo sventolio dei fogli nella tromba delle scale dell’università di Monaco, la diligenza del bidello

L’arresto il processo gli ultimi giorni.

“Strappate il mantello dell’indifferenza che avvolge il vostro cuore! Decidetevi prima che sia troppo tardi!”

(da uno dei volantini della Rosa Bianca)

Hans e Sophie ammanettati e condotti al quartier generale, furono interrogati per 17 ore in stanze separate da Robert Mohr dal18 al 21 febbraio 1943. Così come prevedeva il piano del gruppo in caso di cattura, entrambi sostennero di essere loro, e soltanto loro, i responsabili delle azioni della Rosa Bianca.
I fratelli Scholl erano accusati di alto tradimento e il processo venne fissato per il giorno seguente, lunedi 22 febbraio, al Palazzo di Giustizia di Monaco. Il giudice che presiedeva il processo sarebbe stato Roland Freisler. Lunedi 22, alle 7 del mattino i detenuti furono prelevati nelle celle. Quando Else, la compagna di cella di Sophie, tornò nella cella vuota, trovò sul letto ben rifatto di Sophie un foglio di carta; era l’atto di incriminazione e sul retro Sophie aveva scritto la parola “libertà”.
L’aula del Palazzo di Giustizia era gremita di persone, tutti “invitati”, quasi tutti in uniforme. Non c’era nessun membro della famiglia; non erano stati informati ufficialmente né degli arresti né del processo.
Il giudice, Freisler, apparve con una toga scarlatta, luccicante.
Il processo iniziò alle 10: Freisler cominciò con la sua invettiva, Sophie cercò di contestarlo «qualcuno doveva farlo. Ciò che abbiamo detto e scritto è quello che pensano molte persone; solo non osano dirlo a volte alta!».
Furono condannati a morte e portati alla prigione di Stadelheim. 
In prigione si era sparsa la voce su come si erano comportati i giovani studenti nella mani della Gestapo e durante quel processo infame. Il personale del carcere li ammirava, gli impiegati non erano membri delle SS o della Gestapo; si consideravano normali funzionari statali che eseguivano compiti sgradevoli. Le guardie infransero le regole; fecero uscire i fratelli Scholl dalle loro celle e li portarono nella sala visite per incontrare i genitori. Sophie accettò i dolci che la madre aveva portato, dicendo che aveva fame.
E poi la ghigliottina.
Sophie fu la prima. Camminò eretta attraverso il cortile, scortata dalle guardie. Erano le 5 del pomeriggio. Erano trascorse 3 ore dalla conclusione del processo.

Si può ricordare un uomo soltanto dicendo come in verità egli è’ stato; ma ci sono strade diverse per giungere alla verità della sua vita.

La prima via è quella di tentare di comprendere, sotto la guida dell’amore e la vigilanza della riflessione, la sua personalità e il percorso della sua vita, spingendosi sempre più a fondo in ciò che gli è proprio, fino a quando il suo essere ne risulta alla fine chiaramente illuminato. Non posso percorrere questa via, non avendo conosciuto di persona gli uomini di cui oggi onoriamo la memoria; e gli appunti e i racconti non possono sostituire ciò che solo l’incontro vivo può’ rivelare.

C’è però un’altra via, ed è quella di domandarsi quali idee essi hanno servito e da quali valori si sono sentiti obbligati ad agire. Anche questa via conduce alla verità della loro vita; così, infatti, è l’uomo: vive di cio’ che è fondamentale ed eterno, come di ciò che è individuale e temporale, ovvero lo tradisce e lo trascura e ne è poi condizionato. R. Guardini

http://www.nostreradici.it/discorsi_Guardini.htm

http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=2488

Lo scontro con le imposizioni autoritarie degli apparati del regime è frontale. Invece per Sophie non c’è sapere, arte o fenomeno vitale che siano estranei al suo interesse. La purezza e la latitudine della sua volontà di vita ne fanno un esempio di universale concreto della Bildung tedesca. E’ questa fedeltà allo spirito del suo popolo che la rende la più fiera e ferma negatrice dello stravolgimento e annientamento dell’umano che il fascismo costituisce per il mondo intero. Il libro descrive e interroga il lettore sulla libertà: come è possibile che tutti rinuncino alla libertà? Che nessuno si ribelli, che nessuno testimoni in pubblico contro la menzogna e i crimini compiuti dalle SS nelle città, nei villaggi tedeschi contro gli ebrei, contro i disabili?

Sophie è la figura più attraente del gruppo, la più accessibile per i giovani come giovane donna decisa e ribelle, esemplare nella sua apertura al mondo e intrepida nella sua resistenza alla logica mondana dello sfruttamento, della omologazione dell’appiattimento della persona.