Rosa Bianca, un seme per il futuro

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di consegna degli Attestati d’Onore di Alfiere della Repubblica conferiti nell’anno 2022

Care ragazze e cari ragazzi, benvenute e benvenuti al Quirinale. È per me un vero piacere accogliervi per consegnarvi gli attestati che sottolineano le azioni e le iniziative che avete realizzato e che avete posto in essere senza pensare di ricevere un premio, tanto che alcuni di voi si sono meravigliati quando sono stati avvertiti di questa occasione, di questo riconoscimento.

Questo accresce il valore delle azioni che avete compiuto, di cui vi ringrazio io personalmente e vi ringraziamo tutti, come comunità nazionale.

Naturalmente come voi, tanti altri ragazzi e ragazze di ogni parte d’Italia hanno adottato e messo in campo azioni simili, meritevoli anche loro. Voi qui li rappresentate tutti.

È importante però sottolineare questo patrimonio di iniziative e di azioni prese nel segno della positività, perché il nostro Paese, come tutti ben sapete, vede anche manifestazioni di azioni negative, che fanno, naturalmente e comprensibilmente, più notizia. Ma la prevalenza nel nostro Paese, come negli altri – e sperabile dovunque – è di buone intenzioni, di sentimenti positivi. E voi li avete manifestati e li avete tradotti in azioni concrete.

Tra di voi vi sono esempi di chi ha compreso la difficoltà di altre persone e se ne è fatto carico per aiutarle: coetanei, compagni di scuola, persone anziane. Vi sono esempi di chi ha affrontato le proprie difficoltà con coraggio e determinazione, facendone anche occasione di incontro con gli altri; vi sono esempi di chi ha messo in pratica, in condizioni di emergenza, azioni di soccorso sanitario; di chi durante la pandemia, nella grande emergenza che c’era, è intervenuto a sostegno di chi ne aveva bisogno, dove le strutture pubbliche non potevano materialmente arrivare; vi sono, tra di voi, ragazze e ragazzi che hanno proseguito poi quest’azione nell’impegno di soccorso sanitario anche dopo l’emergenza; vi sono, tra di voi, esempi di chi ha preso a cura il territorio; di chi si preoccupa dell’ambiente; di chi diffonde messaggi di solidarietà.

Sono tanti esempi e non esauriscono la gamma degli impegni e delle azioni che avete svolto.

Io ve ne ringrazio molto, ripeto. So bene che questa occasione non vi farà inorgoglire, che resterete uguali a quel che siete e che sarete sempre semplici, che avrete sempre la convinzione, che vi ha animato, che quel che avete fatto è normale, perché rientra nei buoni criteri di convivenza in una comunità, anche quando questo ha richiesto alcuni gesti di coraggio in condizioni difficili e pericolose.

È molto importante sottolineare tutto questo, e voi ne date l’occasione. Ripeto: voi come tanti altri, ragazze e ragazzi che in giro per l’Italia fanno lo stesso. Perché l’ambito internazionale non è un ambito separato da quello nazionale, da quello interno ai singoli Paesi: c’è una grande, reciproca, influenza tra come si vive dentro le comunità nazionali e come si vive nella comunità internazionale.

Alcuni di voi lo hanno visto, toccato con mano, perché alcuni di voi sono qui perché hanno aiutato nell’accoglienza vostri coetanei ucraini in fuga dal loro Paese aggredito.

Questa riflessione ve la consegno perché oggi è un giorno particolare. È particolare per questa occasione, per voi e per me che vi ricevo, che vi accolgo, che vi consegnerò questi riconoscimenti con molto piacere.

Ma è importante anche perché oggi si compie un anno, un lungo anno, della guerra di aggressione che ha visto la Russia aggredire l’Ucraina.

Nella nostra Europa non si vedeva una guerra con cui uno Stato aggredisse un altro Stato per conquistarne territori o addirittura per annetterlo interamente; non si vedevano fenomeni del genere dagli eventi drammatici che hanno preceduto e condotto la Seconda guerra mondiale.

Allora già molti contestavano, si opponevano a questi comportamenti aggressivi. Molti giovani, anche nelle difficoltà, con coraggio vi si opponevano.

Due giorni fa ricorrevano ottant’anni dalla morte – perché giustiziati – di alcuni ragazzi: una quindicina di ragazzi tedeschi poco più che ventenni che, con coraggio, nella Germania di Hitler si opposero al nazismo, contro la violenza, rifiutando la pratica della violenza. Vi si opposero con le parole, con i messaggi, con gli opuscoli, con gli scritti. Pagarono questo con la vita, ma resero una testimonianza, questi ragazzi poco più che ventenni guidati da due di loro coetanei. Hans e Sophie Scholl, nel Movimento della Rosa Bianca, seminarono per il futuro.

È su impegni come questo che è nata poi la nuova Europa che, dopo essersi per secoli lacerata in guerre devastanti e sanguinose, ha costruito una condizione di pace che oggi – un anno fa – è stata posta in pericolo.

La pace richiede una grande opera per conseguirla, ripristinarla, consolidarla.

Ma la pace non è soltanto frutto degli accordi tra governi, la pace è anche frutto dei sentimenti dei popoli, di come all’interno di essi si vive e ci si esprime.

Per questo quanto avete fatto è importante e anche quanto fanno, come voi, tante ragazze e tanti ragazzi in Italia, così come altrove in altri Paesi, praticando solidarietà, impegno comune, facendosi carico di problemi generali, capendo che non si vive da soli, ma si va insieme agli altri e ci si realizza insieme agli altri.

Tutto questo è un antidoto anche contro la violenza, e anche di questo vi ringrazio. Perché indica un modello di vita che si contrappone a quello di prepotenza, sopraffazione, violenza. La vediamo purtroppo sovente: violenza nelle famiglie, violenza nelle abitazioni, violenza contro le donne, violenza in tante circostanze per strada, e in tante altre circostanze, addirittura nei giorni scorsi davanti a una scuola contro ragazzi.

Vi sono episodi di violenza contro i quali però la vera diga è fatta naturalmente dagli interventi delle pubbliche autorità, ma è fatta in maniera prevalente soprattutto dai comportamenti positivi che nella società si realizzano, vengono fuori, si manifestano, come quelli che voi avete messo in campo.

Per questo vi ringrazio. Il nostro è un Paese che ha sempre coltivato la civiltà della condizione umana. E questo è quello che vi ha spinto. Forse nel fare alcune azioni non ve ne siete resi conto pienamente, ed è bene restiate sempre semplici come siete.

Ma questo modo di comportarsi, questo capire che ci si impegna perché si vive insieme ad una comunità a beneficio di tutti, questo è quel che è importante e che avete fatto.

Grazie, ragazze e ragazzi.