Disegno tratto da “Il drago e l’agnello” di Giuliana Martirani
«La nostra civiltà ha bisogno di “disarmare” e di “digiunare” – altrimenti rompe ogni equilibrio ed impedisce ogni possibile giustizia e sviluppo durevole. Il pretenzioso motto olimpico del “citius, altius, fortius” (più veloce, più alto, più forte) che contiene la quintessenza della nostra cultura della competizione, dovrà urgentemente convertirsi in un più modesto, ma più vitale “lentius, profundius, dulcius” (più lento, più profondo, più dolce)» di Alex Langer
Il 3 luglio del 1995 ci lasciava Alexander Langer, costruttore di ponti, varcatore di confini.
Sulla situazione legata all’apertura delle università per il prossimo autunno il gruppo della Rosa Bianca di Pisa ha preparato un proprio intervento sull’argomento.
La Rosa Bianca di Pisa, comunità antifascista, personalista e democratica, raccoglie il dibattito sul ruolo dell’Università nel futuro segnato dalle cicatrici della pandemia e, nel rispetto dei ruoli pubblici, pone un punto di vista. Il Rettore dell’Università di Pisa, prof. Mancarella, ha scritto di recente che l’Ateneo “ha una gran voglia di ripartire ed è pronta a farlo, ma (..) trovo irresponsabile e ingannevole lanciarsi in affermazioni in cui si afferma ‘tutti in aula’ da subito, senza spiegare come”.
Con un gruppo di credenti appartenenti a diverse confessioni cristiane è maturata una valutazione spirituale, ecclesiale, socio-politica del tempo che stiamo vivendo. Dal lavoro è nato un testo: “Radicarsi nel nuovo“, un tentativo di lettura che parte da una realtà circoscritta (la Lombardia) per indirizzare alcuni spunti alle comunità e sollecitazioni per un impegno.
Siamo un gruppo di cittadine e cittadini appartenenti a diverse confessioni cristiane che in queste settimane segnate dalla pandemia da Covid-19 ha condiviso in maniera libera e pensata alcune riflessioni in questo tempo sospeso e difficile, con l’interiore convincimento che in esso ci fosse non solo fatica e sofferenza, ma anche dell’oro, pur nella consapevolezza che bisogna scavare per trovarlo.
L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro
In queste
settimane si tende a riferirsi al dopo pandemia come una fase di ricostruzione
e rinnovamento, che in parte si compara a quanto vissuto dopo la guerra e il
fascismo. Forse questo riferimento
appare un po’ forzato, essendo la condizione del paese in quel tempo molto più
difficile sia dal punto di vista sociale, che economico e politico. Nonostante ciò, ci sono elementi interessanti
che ci avvicinano a quel tempo, la riscoperta della politica, della
solidarietà, la messa in discussione di modelli economici che hanno avuto
importanti successi ma che forse non sono adeguati alla situazione, la volontà
di discutere, a tanti livelli, il modello di sviluppo da qui in avanti, solo
per citare alcuni aspetti.
RICOSTRUIRE SE STESSI E IL MONDO OLTRE IL CORONAVIRUS
La pandemia che ha investito il mondo in questi primi mesi del 2020 rappresenta una delle più grandi sfide degli ultimi decenni, di fronte alla quale pensiamo che l’umanità si trovi a un bivio. Dovremo decidere, dopo questo periodo, come vorremo ripartire, cosa dovremo portare con noi, quali insegnamenti ne avremo ricavato.
Da qui è nata l’idea nel liceo Leonardo da Vinci di Trento, durante il lockdown, di confrontarsi con alcuni ospiti appartenenti a mondi diversi, incontrati in streaming. Insieme a studenti provenienti da altri istituti della città di Trento e da due licei lombardi (Giuseppe Parini di Seregno e Maffeo Vegio di Lodi) è maturato un dialogo sul tempo che stiamo vivendo e soprattutto sul mondo che verrà.
I processi di evoluzione e cambiamento nei singoli territori e nello scenario globale saranno sempre più riconducibili all’emergere di una rete nuova di relazioni , di scambi e di livelli di azione collettiva in grado di animare dal basso i sistemi istituzionali e di orientali nella direzione del riconoscimento di un destino comune all’intera umanità e del primato della persona e delle formazioni sociali ovunque nel mondo.
NUOVE PROSPETTIVE DI EVOLUZIONE E
CAMBIAMENTONELLA VITA CIVILENEI TERRITORI E NEL CONTESTO GLOBALE
Premessa
Nel momento attuale si affaccia una nuova era da affrontare con un profondo rinnovamento del pensiero e dei comportamenti nella sfera dell’azione pubblica. Le possibilità di comunicazione e di circolazione delle informazioni consentono modalità nuove di relazione e di scambio di idee e conoscenze senza limitazioni di confini geografici.
“La ferita della vita si può curare veramente solo se ci si prende cura delle ferite degli altri in una armoniosa interdipendenza. Nessuno di noi è un’isola ed è precisamente per questo che dobbiamo capire che siamo un arcipelago, capire che siamo un tessuto connettivo”. (Vito Mancuso)
Dal bisogno generativo di interdipendenza, oltre che da uno spigliato senso di doverosa avventatezza, è emerso il percorso collettivo della Rosa Bianca di Pisa nei mesi del lockdown legato all’emergenza coronavirus. Con la chiusura nella dimensione domestica, con tutti i suoi pro e contro, abbiamo anche noi vissuto il bisogno di tener vive e curate le relazioni, attraverso i pur limitati strumenti digitali.
Un documento proposto da “Sbilanciamoci” il 18 aprile 2020e promosso da 42 studiosi ed esponenti della società civile
1. La ricostruzione di un sistema produttivo di qualità con un nuovo intervento pubblico
L’emergenza ci ha fatto pensare alle attività “essenziali” e a quelle di cui si può fare a meno. I beni alimentari, le produzioni sanitarie e i servizi pubblici da un lato; le grandi navi al centro del contagio, la produzione di armi, il calcio in tv tutte le sere dall’altro. È una riflessione da cui partire nel progettare la ricostruzione dell’economia del paese. Non può essere “il mercato” – com’è stato in passato – a stabilire che cosa produrre sulla base dei profitti ottenibili.
Ricordando Sophie Scholl (9 maggio 1921, Forchtenberg – 22 febbraio 1943, Monaco)
Tra gli oltre 25.000 libri bruciati il 10 maggio del 1933 nella Piazza dell’Opera di Berlino ci sono le opere di Heinrich Heine. Nella sua tragedia Almansor scriveva: «Non è che l’inizio, laddove si bruciano libri, si bruciano anche esseri umani»
Sophie Scholl ha solo 12 anni e sceglie di prendere parte alle attività della Gioventù Hitleriana nonostante la contrarietà della famiglia. E’ il suo un percorso che parte da un entusiasmo iniziale, che poi via via viene smorzato quando sperimenta le contraddizioni e la disumanità del regime.