congresso sulla famiglia di Verona, rito pagano per un ritorno al passato

Il “World Congress of Families” di Verona del 29-31 marzo 2019 è un congresso politico ed esige una presa di parola e un giudizio politico.

Pur se ammantato di significati etico-religiosi da parte di chi lo promuove, il congresso mondiale sulla famiglia di Verona, sia per la storia che lo precede, sia per le organizzazioni che rappresenta, sia per i contenuti su cui poggia, si iscrive in un preciso disegno politico che vorrebbe diventare egemonico nel nostro paese, in Europa e nel mondo intero.

Il titolo del congresso: “Il vento del cambiamento: l’Europa e il movimento globale Pro-Family” diventa esplicativo degli intenti degli organizzatori.

A ridosso delle elezioni europee, dal palcoscenico shakespeariano della Verona di Romeo e Giulietta, nei feudi leghisti del Nord Italia sospinto dal vento delle destre sovraniste, si intende celebrare un rito collettivo che nulla a che vedere con le religioni, né tanto meno con le fedi religiosi.

Un rito pagano, blasfemicamente distante dalla tanto sbandierata fede cristiana!

A questa parata parteciperanno le organizzazioni promotrici, espressione dei movimenti pro-life, a tutela della famiglia tradizionale, contro l’aborto, contro le LGBT, contro la libertà femminile, contro il divorzio. Al loro fianco i loro supporter della politica italiana con un’imponente presenza di ministri e parlamentari: dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, a quello per la Famiglia Lorenzo Fontana, dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti al senatore della Lega Simone Pillon, per finire con le varie rappresentanze della destra italiana da Giorgia Meloni ai volti anonimi di Forza Nuova e Casa Pound.

Dietro a ciascuno di questi nomi ci sono precise proposte di legge come il Ddl Pillon, la revisione della Legge 194, la riforma dello stato di famiglia, la riapertura delle case chiuse, la cancellazione delle unioni civili, dei matrimoni di gay e lesbiche per citare i più noti.

Il filo conduttore è unico, così come è unico lo scopo, qui e nell’Europa del futuro, ripristinare la triade DIO, PATRIA E FAMIGLIA.

Un Dio presunto cristiano, il cui Vangelo si può sbandierare in comizi xenofobi o il cui crocifisso si espone obbligatoriamente in scuole razziste.

Una Patria lontana da quella sognata dalle madri e dai padri costituenti, una nazione che erige muri, confini e barriere la cui difesa armata rappresenta il business del nostro paese a prezzo di vite umane, di risorse ambientali, di speranze di futuro.

Una famiglia definita naturale, nome improprio della famiglia patriarcale tradizionale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sulla distinzione asimmetrica tra i ruoli, con la difesa ad ogni costo dello scopo riproduttivo delle femmine della specie umana.   
Un modello peraltro insufficiente a comprendere l’ampiezza della realtà attuale dove sempre meno trovano corrispondenza le equivalenze matrimonio-famiglia, coppia-famiglia, genitori-famiglia.

Dietro la retorica familistica, non è difficile riconoscere il fondamento sessista, razzista, colonialista di tutta la nostra cultura patriarcale tramandata di generazione in generazione, messa in scacco dai movimenti delle donne di tutto il mondo.

É proprio questa libertà che si vorrebbe cancellare e con essa la libertà di tutte e di tutti.

Quella libertà che le donne hanno faticosamente conquistato e che oggi suscita preoccupazioni e reazioni retrive per il rilievo che vanno assumendo a livello mondiale la cultura e le pratiche del femminismo, come lotta contro tutte le forme di dominio e di oppressione: dal sessismo al razzismo al classismo ai nazionalismi alla devastazione dell’ambiente.

La Rosa Bianca si associa quindi all’ampio movimento di protesta che vede coinvolte numerosissime realtà sia quelle delle donne autoconvocate a Verona per la contromanifestazione, sia di tutte quelle associazioni, gruppi, comunità che singolarmente o in rete hanno detto NO agli slogan utilizzati e agli obiettivi proposti dal World Congress of Family, una vera quintessenza del dominio patriarcale!

Non è questo il vento del cambiamento che vogliamo, non è questa l’Europa che sogniamo.

Ora come allora: “Libertà di parola, libertà di religione, protezione di ogni cittadino (e cittadina) dagli arbitri dei regimi criminali fondati sulla violenza dovranno essere le basi per la nuova Europa” (dal quinto volantino della Weisse Rose, movimento nonviolento di resistenza antinazista, 1943).