di Enrico Peyretti
Le armi non difendono, ma coinvolgono nel delitto. Lo dico tremando, ma perché vedo che è vero. La politica (anche se di forma democratica) che si identifica con il potere e non con il bene della vita comune, è ammalata grave di armismo: gli stati si identificano con la forza militare, che celebrano nelle feste nazionali come il santo protettore: idolatria, stoltezza, grave colpa culturale e storica. Non si abbandona la vittima, certo, si fa tutto quello che si può, anche assumendosi responsabilità, ma la si difende anzitutto col prevenire la fede nelle armi, con l’educarci come popoli alla difesa mediante la dignità doverosa della disobbedienza alla prepotenza.
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