di Vincenzo Passerini
Editoriale pubblicato sul settimanale diocesano “Vita trentina” del 12 marzo 2023.
Potevamo salvarli e non li abbiamo salvati. Quei 72 morti, tra cui 28 bambini, e poi forse altri 20 o 30 dispersi, nel naufragio di Crotone pesano come una vergogna inamovibile sulla coscienza del nostro Paese. In primo luogo del governo. Un governo che considera i profughi un problema di sicurezza, non un dramma umano. E che ha varato norme che limitano l’azione di soccorso dei naufraghi da parte delle navi delle ong.
Quando è questa cultura politica che ispira l’azione dei ministeri, può accadere quello che è accaduto a Crotone. Segnalato alle 23 di sabato da Frontex a 27 indirizzi mail, il barcone dei profughi è naufragato nella tempesta alle 4 di domenica. C’erano 5 ore di tempo per soccorrerlo. Ma non è stato soccorso. Anche se fin dal pomeriggio il meteo aveva annunciato un’imminente burrasca. Invece di mandare a soccorre i profughi la Guardia costiera, che svolge benissimo questo compito quando glielo lasciano svolgere, e che ha salvato centinaia di migliaia di naufraghi anche in condizioni difficili, è stata mandata la Guardia di finanza. Che è tornata indietro per il mare in tempesta.
Come è potuta accadere una cosa simile?