La Rosa Bianca condivide l’indignazione e le preoccupazioni sulla politica che il ministero degli Interni sta portando avanti sul fenomeno immigratorio. Una indignazione diffusa e che è divenuta, correttamente, spinta per una civile obbedienza costituzionale di cui sono protagonisti sindaci di ogni colore politico del nostro Paese. La dignità umana soprattutto di chi fugge da miseria, soprusi e persecuzioni, non può essere messa sul mercato della ricerca del consenso facile.
Andare verso la chiusura degli Sprar, negare il riconoscimento alla protezione umanitaria, insieme ad altre misure restrittive contenute nel cosiddetto Decreto sicurezza, non solo non garantiscono la sicurezza dei cittadini italiani, ma anzi la peggiorano e in più provocano ulteriori impraticabili condizioni di vita di chi così non ha alcuna possibilità di integrarsi nel Paese di arrivo e di avviare percorsi di riscatto di vita.
Urge allora rivedere alcune norme, chiedere agli altri vertici istituzionali dei Paesi dell’Unione Europea di avviare la rapida e sostanziosa revisione del Regolamento di Dublino, nonché ripensare il netto no alla revisione della norma vigente sull’acquisizione della cittadinanza per nuovi italiani e nuove italiane.
Chiediamo ad
altre associazioni e movimenti, di matrice
laica o spirituale, che dibattono su questi temi di avviare un confronto aperto,
solidale e continuo finalizzato a una resistenza delle coscienze capace di far
pressione sui governi, sulle
amministrazioni locali e sulle rappresentanze istituzionali dell’Unione Europea
per attuare politiche di gestione dell’immigrazione segnate da tre principi
ispiratori chiari:
siano fondate sulla ragionevolezza e non sulla paura;
siano rispettose dei diritti umani;
siano in grado di coinvolgere tutti i Paesi europei
senza egoismi sterili e ipocrisie incapaci di ottenere risultati positivi.