Mediterraneo, terre e confini

Dalla scuola di formazione di Assisi 2020 una sintesi di alcuni spunti emersi sul tema.
A cura di Elia, Elza, Milena.

Le note che seguono rappresentano una sintesi parziale dei messaggi “forti” che il gruppo di lavoro ha raccolto e che restituisce alla associazione Rosa Bianca.

Legenda Simboli

problema/situazione da cui ci sentiamo interpellati

i valori messi in discussione (anche quelli legati alla RB) e/o i valori forti, positivi da rafforzare

i “messaggi “forti” del contributo

le domande che ci suscitano

Italia ed Europa nel grande gioco dei confini – Fulvio Scaglione, Leoluca Orlando

La complessità della situazione geo-politica nel Mediterraneo, il carico di problemi e sofferenze che ha coinvolto migliaia di persone in questi anni, l’incapacità degli stati europei di costruire una soluzione, la risposta ancora insufficiente che la società civile riesce a dare… RAPPRESENTANO IL PROBLEMA.
I DIRITTI UMANI sono abbandonati e sempre più spesso messi in discussione (diritto  all’accoglienza, alla mobilità internazionale). È necessario cambiare la percezione del migrante: non è un invasore ma una persona in fuga da…

il ritorno delle frontiere: l’intero Mediterraneo è diventato “frontiera”.

l’incapacità di affrontare in maniera globale sia le grandi questioni (disarmo nucleare, degrado del pianeta, democrazia, intelligenza artificiale-biotecnologie) che quelle che coinvolgono anche la vicina Africa e il Mediterraneo: i flussi migratori, le diseguaglianze economiche, la destabilizzazione dovuta ai conflitti.
Le risposte ai problemi stabili (es. migrazioni) sono emergenziali anziché strutturali, la capacità di accoglienza minima.

Viene messa in discussione la possibilità di CONVIVENZA pacifica anche nella fede, L’ETICA DEGLI INTERVENTI INTERNAZIONALI (Peacekeeping è davvero tale?)
Da rafforzare la dimensione di COMUNITÀ ACCOGLIENTE E ATTIVA (iniziative che Sindaci, comunità ecclesiali ed associazioni possono prendere a livello locale)

l’Europa necessita di bilancio comunitario di cui una parte consistente dovrebbe essere spesa per stabilizzare i Paesi al di là del Mediterraneo; necessario darsi una politica estera europea

La mobilità internazionale è un diritto. Come gestirla?
L’Unione Europea quali passi avanti deve fare per superare l’approccio economico? Quando cogliere i diritti violati anche nei “non-stati” del Mediterraneo? Si può realisticamente pensare un Mediterraneo che unisce anziché dividere? Quali riflessioni e “lavoro per” sono nelle mani delle comunità e delle sue associazioni?
È possibile ridare agli interventi internazionali la caratteristica di vero Peacekeeping?
I corridoi umanitari non sono la soluzione (3.000 persone in 5 anni, mentre nei campi in Libia ce ne sono 50.000…): ok, ma nel frattempo cosa facciamo?
Ci sono Stati con una forte politica estera: Francia, Germania, Gran Bretagna (“nazionalismo reale”), l’Italia partecipa a progetti europei ma non ha una propria politica estera: dovrebbe averla, sorvolando sull’etica?

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Intervento del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli

[intervento Un’Europa più unità per guardare al  Mediterraneo con occhi diversi di David Sassoli e Leoluca Orlando]

È difficile avere una politica europea sul Mediterraneo; i Paesi della sponda sud del Mediterraneo non dialogano e non sviluppano politiche comuni: Marocco, Tunisia, Libia, Israele, Palestina, Libano…c’è poca collaborazione.

Il pianeta sta producendo immigrazione. Il 23 settembre la Commissione europea presenterà il nuovo patto su immigrazione e asilo. Tre questioni chiave:

1.         protezione persone

2.         gestione mobilità umana, insieme ai paesi di origine, e di transito

3.         gestione collettiva delle nostre frontiere

Dialogo con Turchia, ma senza rinunciare alle nostre prerogative.

Non siamo un barcone di Paesi, ma Unione Europea, con suo spazio, con suo mare: le acque territoriali sono acque europee; non vi devono passare armi che sostengono confitti che non condividiamo. L’Egeo: siamo preoccupati che in acque territoriali europee (Cipro) la Turchia si permetta di trivellare.

Anche la situazione al confine orientale ci preoccupa in particolare quanto accade in Bielorussia poiché non siamo indifferenti a quanto accade ai nostri confini.

La nostra (cioè di istituzioni e forze europeiste) lettura della contemporaneità ci dice: salviamo il pianeta! Cambiare modello di sviluppo per avere nel 2050 un’Europa libera dagli effetti dei cambiamenti climatici.

Perseguiamo sicurezza, responsabilità, partecipazione e valori comuni più che risposte alle “ansie nazionali”.

Ora c’è stato un cambio di fase e le distanze tra i paesi membri si sono accorciate: l’Europa si costruisce a partire dagli interessi, dalle politiche comuni, non dalle regole; occorre trovare le convenienze per accorciare le distanze.

L’Europa del futuro dipenderà dalla capacità delle forze politiche di suscitare partecipazione,

Con la Turchia dialogo “con amicizia e fermezza”: cosa significa? Quali strumenti di negoziazione abbiamo?(militari? economici? Diplomatici?)

Nuovo patto europeo su immigrazione e asilo: dobbiamo convincere tutti nostri Paesi a essere con noi. Non è facile. Dovrebbe farsi sentire l’opinione pubblica nazionale: rappresentiamo gli interessi dei cittadini. Ma è proprio così?
“In questo nuovo patto europeo non viene minimamente nascosto che l’obiettivo finale è impedire ai cittadini stranieri di raggiungere le coste europee, di fatto mantenendo la fama di una Fortezza Europa” (da: Progetto melting pot Europa): è questa la direzione? coinvolgimento e rappresentanze nuove:..la democrazia è un processo non ancora finito


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La complessità del Mediterraneo – Ugo Tramballi

[Intervento Credere nel Mediterraneo, nonostante tutto di Ugo Tramballi]

La complessità di lettura e intervento nei Paesi del Mediterraneo è data da un insieme di elementi importanti, diversi fra loro ma connessi: forme di governo a predominanza religiosa, economia legata al petrolio,  ingerenze di vario genere (soprattutto economiche) da parte di Paesi Europei ex-coloniali verso Paesi ex-colonie, potere affidato a “potenze regionali” generatrici di conflitti (non sono più le vecchie potenze europee e USA a guidare questi Paesi anche se la loro l’ingerenza economica e militare continua),
Paesi come Turchia, Iran, Arabia Saudita, Egitto, Qatar che stanno determinando i conflitti in corso (non solo per ambizioni geo-politiche) in particolare il  conflitto religioso tra sciiti e sunniti,  determinando una gravissima instabilità ed una difficile soluzione.
L’Europa (e l’Italia) non sono validi interlocutori per quanto concerne diritto d’asilo e rifugiati o sostegno con progetti economici validi nel segno di modelli diversi (ad es. in Tunisia)

Credere nell’Europa e nel Mediterraneo, nonostante tutto

Guardare anche a Est, incubatore di nuove crisi.

Frontiere addosso – Mariacristina Molfetta

[Intervento Frontiere addosso di Mariacristina Molfetta]

la grande moltitudine di persone in povertà e sofferenza, sradicate dai luoghi della loro esistenza e dalle loro esistenze non può non interrogare e inquietare. Sono destinatarie di aiuti, interventi umanitari, politiche fatte dall’Europa (Italia compresa) per loro. Ma “le politiche” viste dall’altra sponda del Mediterraneo hanno un impatto ed una credibilità che le mettono fortemente in discussione.

accoglienza, solidarietà, giustizia

Quello che noi facciamo mediante gli interventi e la cooperazione non è quello che diciamo di voler fare; c’è un forte problema di credibilità. Viene raccontata un’invasione di migranti in Italia, smentita dai numeri.
Gli aiuti nascondono spesso interessi economici e non lasciano strutture stabili per una vita migliore della popolazione (pozzi, scuole, ospedali). Risorse europee sono destinate alla protezione dei confini, al mantenimento dei campi profughi, a mezzi di sorveglianza.

È necessario selezionare le fonti informative per una migliore comprensione dei meccanismi di politica internazionale. Avvalersi di fonti informative attendibili, ricercare le storie delle persone, perché le storie sono i nostri cammini.

Cambiare prospettiva e portare lo sguardo in basso, con confronto e ascolto dei bisogni del territorio dove viviamo. L’esclusione non è la soluzione dei problemi scomodi, bisogna assumere l’ingiustizia fatta ad un altro come “fatta a noi” e per questo reagire.

Creare reti e legami, agire insieme per avere una maggior forza

le domande:

perché siamo incapaci di creare una politica di integrazione ed accoglienza?

Perché si preferisce gestire e mantenere l’emergenza? (il Centro di accoglienza di Lampedusa è stato finanziato dall’UE innumerevoli volte … ma è sempre in emergenza)

Che spazio di azione ha la società civile per contribuire al cambiamento su questi problemi? Qual è lo spazio di azione delle associazioni come la Rosa Bianca?
www.viedifuga.org                www.ioaccolgo.it

Sanà Breigheche – Insieme per la Siria libera – testimonianza di un viaggio…

[Intervento Uno sguardo sulla Siria di Sanà Breigheche Sadouni ]

Il “motore” del viaggio in un campo profughi al confine tra la Turchia e la Siria è stata la necessità di ricollegarsi con le origini della propria famiglia, comprendere meglio la storia familiare.

Milioni di persone al di là del Mediterraneo nei campi vivono situazioni di cui la nostra generazione non ha esperienza poiché erano le condizioni dei paesi europei dopo la 2^ guerra mondiale. Le condizioni dei bambini sono drammatiche: nati e vissuti nella guerra non sanno cosa significhi “volersi bene”.

Finché non si guardano le persone negli occhi…non si vede davvero e non si ascolta davvero. Su tutto, la relazione umana autentica è il primo passo anche per la risposta concreta e l’azione politica.

L’importanza del vedere con i propri occhi, giudicare con la propria testa, sentire con il proprio cuore. Non tacere ma testimoniare per far conoscere poiché anche questo risponde al dovere morale di opporsi.

Di realtà come i campi profughi bisogna parlarne, farle conoscere.

Quali risposte concrete alla situazione dei profughi sono alla portata dei cittadini?
Quale ruolo possono avere le associazioni? Collegarsi ed aiutare chi opera sul campo è la sola risposta?