«Ma la speranza rimane e si rafforza!»

Il 6 novembre 1919 nasceva a Murnau am Staffelsee, piccola cittadina della Baviera, Christoph Probst.
Fece parte della Rosa Bianca, gruppo di resistenza al nazismo che denunciò la follia del regime di Hitler e i crimini commessi invitando ad una mobilitazione nonviolenta in nome della coscienza e della libertà.

Non avevano in comune la stessa confessione religiosa, non
provenivano dalle stesse terre, non avevano una medesima appartenenza associativa. Iniziarono a ritrovarsi e a prendere parte a serate «letterarie» (e ad altre proposte) organizzate a casa di Alexander Schmorell, a casa Scholl e in altri luoghi dove era possibile parlare in libertà senza correre il rischio di essere denunciati.

Di fronte alle tragedie provocate dalla guerra Christoph scriverà: «È un periodo apocalittico e noi dobbiamo essere sconvolti fin nell’intimo, finché la pace non entrerà in questo mondo semidistrutto. Ma la speranza rimane e si rafforza!».

Sposato giovanissimo, padre di tre figli piccoli (Michael, Vincent e Katharina), gli altri componenti del gruppo volevano tenerlo ai margini dalle azioni dirette di diffusione dei volantini per proteggerlo.

Christoph Probst con il Figlio Micha

Il 19 febbraio 1943 sarà arrestato di ritorno dal fronte con l’accusa di avere scritto la bozza per un settimo volantino della Rosa Bianca che riportava un nuovo invito a ribellarsi:
“I tedeschi saranno sacrificati alle forze dell’odio e della distruzione? Sacrificati all’uomo che ha perseguitato gli ebrei, sradicato la metà dei polacchi, e che voleva annientare la Russia? Sacrificati all’uomo che vi ha portato via la libertà, la pace, la gioia domestica, la speranza, la felicità per darvi in cambio una crescente inflazione? No, non sarà così, questo non deve accadere!”

Il 22 febbraio sarà condannato a morte insieme a Hans e Sophie Scholl e ghigliottinato lo stesso giorno, nel cortile della prigione di Stadelheim a Monaco di Baviera.

Prima della sua esecuzione volle ricevere il battesimo e scrisse un’ultima lettera alla madre:
“Io sento l’indistruttibilità dell’amore, così forte come non l’ho mai sentita prima. …Ti ringrazio di avermi dato la vita. A pensarci bene, non è stata che un cammino verso Dio”