«Non farti rubare l’allegria e tieniti forte alla tua fede, nei giorni buoni e in quelli cattivi, il peso diventerà più facile da portare» (Sophie Scholl)
Per i cento anni dalla nascita di Sophie Scholl incontri e percorsi per dare spazio a riflessioni per il nostro tempo.
La presente lettera è stata scritta da una studentessa del liceo “Sophie M.Scholl” di Trento, dove è stato avviato un progetto rivolto agli studenti sulla figura di Sophie, in occasione del centenario dalla nascita.
Cara Sophie,
a volte mi chiedo dove vada a finire l’innocenza dei bambini una volta che crescono. Mi chiedo dove vada la purezza, la sincerità, l’altruismo. Il loro modo di guardare il mondo, colorandolo, rendendolo migliore.
Poi guardo la nostra realtà, che ci mette in competizione l’uno con l’altro. Che ci aliena, che ci rende estranei. Che costruisce barriere fatte di ignoranza, tramutandole poi in muri di pietra e cemento che ci allontanano, ci dividono, alimentando così la nostra innata paura del diverso. Teniamo le distanze da ciò che ci spaventa, senza affrontarlo, senza renderlo parte della nostra quotidianità. Isolandolo e lasciandolo in balia di se stesso. Viviamo di invidia, di indifferenza, di egoismo.
L’Azione Cattolica ambrosiana e l’associazione Città dell’uomo propongono una riflessione di fronte alle drammatiche conseguenze sociali della pandemia e un “contributo di solidarietà” di durata biennale per attenuare almeno in parte le disuguaglianze.
1) La sfida da vincere
La pandemia da Coronavirus Covid-19, che molti pensavano di potersi lasciare alle spalle dopo pochi mesi, continua a mietere vittime e a colpire inesorabilmente, soprattutto le persone più fragili. Nel nostro Paese la campagna vaccinale procede lentamente, con deprecabili intoppi di vario genere. Ciò non permette, ad oggi, di fare previsioni precise sulle possibili ripartenze a pieno regime di molte attività.
Sulle pagine del giornale “Il Ribelle”, diffuso tra il 1944 e il 1945 erano apparsi alcuni articoli a firma di Battista o di Don Chisciotte o di Penelope, scritti da Laura Bianchini, resistente e madre costituente. Una biografia su Laura Bianchini a cura di Daria Gabusi è disponibile al seguente link: https://biografieresistenti.isacem.it/laura-bianchini
Riportiamo la testimonianza di Paolo Giuntella, che l’aveva conosciuta a Romacome insegnante al liceo classico Virgilio.
di Paolo Giuntella
Laura Bianchini, una delle protagoniste assolute della grande avventura dossettiana (una delle poche donne, con Angela Gotelli e le stesse ospiti, le “signorine” Portoghesi, in un cenacolo di uomini sì eccezionali, ma certo un po’ misogino), è stata la mia insegnante di storia al liceo “Virgilio”. Era piuttosto scorbutica, scostante, burbera, ma sprizzava vita, intelligenza, passione civile e politica, e passione cristiana, da ogni poro. Fu lei ad introdurmi nella casa leggenda di Via della Chiesa Nuova 14, la casa dove per alcuni anni tra la Costituente e la prima legislatura soggiornarono Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati, per breve tempo la giovane famiglia Fanfani e i giovani dossettiani di passaggio come Baget Bozzo o Achille Ardigò. Laura Bianchini, infatti, era la mia insegnante di storia, e spesso, un po’ per interrogarci “fuori dell’aula”, cioè recuperando rispetto agli orari di lezione, un po’ per proporci degli approfondimenti, ci convocava nella mitica casa della “comunità del Porcellino”.
LETTERA ALLE COMUNITÀ CRISTIANE di Maria Soave Buscemi e di Filippo Ivardi Ganapini
In questo tempo pandemico di “respiro strozzato”, si impone nelle nostre vite l’evidenza della morte. Il percorso della vita interiore ci sta facendo comprendere che con grandissima fatica riusciamo a curare, nominare e accompagnare questo tempo unico ed irripetibile di passaggio fondamentale e non ultimo della morte. In questo venerdì santo in pandemia desideriamo proporre alle comunità cristiane una condivisione di Corpo comunitario, nell’ultimo respiro della Carne di Gesù sulla croce e nel coraggio che è dono di speranza personale e comunitaria nell’abbraccio di Resurrezione. Verso il sogno di Dio, nuovi cieli e nuove terre, dove non ci sarà più la morte (Ap 21,4).
ricordando Achille Ardigò (1 marzo 1921, San Daniele del Friuli – 10 settembre 2008, Bologna )
di Michele Nicoletti articolo pubblicato sulla rivista Il Margine (n.1/2009)
Tra i fondatori della Lega Democratica nutrivamo un affetto speciale per Achille Ardigò. A dire il vero nei confronti di tutti loro avevamo una specie di devozione che ci spingeva a seguirli ovunque scrivessero o parlassero. Li avevamo eletti a nostri maestri e volevamo imparare. In quegli anni la passione politica spingeva ad apprendere, studiare e ad ogni incontro si stava lì ad ascoltare riempiendo quaderni di appunti. Dopo i convegni della Lega si tornava a casa e c’erano ogni volta cinque dieci nuovi libri da leggere e idee da comunicare. E a noi non pareva vero poter coniugare passione civile e passione intellettuale. A molti di noi giovani cattolici smarriti nei primi anni settanta la Lega aveva dato un’identità storico-culturale.
La sera del 28 agosto 1983 a Brentonico (TN), nell’ambito della scuola estiva di formazione politica Achille Ardigò, Paolo Giuntella, Roberto Ruffilli, Pietro Scoppola presentavano due libri “Discorsi (1964-1973)” di Vittorio Bachelet e “Al di là della politica e altri scritti” di Aldo Moro. Di quella serata viene riproposto parte dell’intervento di Roberto Ruffilli da poco eletto senatore, una lezione per tutti coloro che sono impegnati in politica. Il testo è stato pubblicato integralmente su Il Margine 5/98 e successivamente su Aldo Moro e Vittorio Bachelet, Memoria per il futuro.
di Roberto Ruffilli
Dei due testi che stasera presentiamo per ricordare Aldo Moro e Vittorio Bachelet io cercherò di cogliere alcuni spunti che mi sembrano particolarmente significativi per l’oggi nell’affrontare quello che è il rapporto tra fede e politica, avendo riguardo a quella esigenza che è emersa nella prima parte dei lavori della scuola e cioè la ricerca del senso.
Dalla scuola di formazione di Assisi 2020 una sintesi di alcuni spunti emersi sul tema. A cura di Elia, Elza, Milena.
Le note che seguono rappresentano una sintesi parziale dei messaggi “forti” che il gruppo di lavoro ha raccolto e che restituisce alla associazione Rosa Bianca.
Un appello per il mese della pace sullo stop alle armi nucleari.
Il testo dell’appello
La Giornata Mondiale della Pace che si celebra il 1° gennaio di ogni anno, introdotta da Paolo VI il 1° gennaio 1968, ci invita a percorrere con determinazione le strade della pace e a contrastare la logica delle armi e della guerra. Tra le realtà che contraddicono con il sogno di una pacifica convivenza umana vi sono certamente gli ordigni atomici, ossia le armi di distruzione di massa.
Nell’agosto di 75 anni fa due bombe atomiche, sganciate su Hiroshima e Nagasaki, causarono oltre 200mila vittime, radendo al suolo le due città. Altre decine di migliaia di persone morirono nei mesi successivi, altre ancora subirono danni permanenti.